Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Impresa e politica, mille per l’addio a Tabacchi
Commozione al Santo per il funerale dell’industriale scomparso sabato. La moglie: «Buon viaggio, amore»
«Ciao, amore mio. Fai buon viaggio». L’attimo più toccante è stato quando, appena prima di entrare in chiesa, la moglie Bianca, con a fianco i figli Antonella e Guglielmo, ha posato entrambe le mani sulla bara di legno chiaro, abbracciando il marito per l’ultima volta. C’erano più di mille persone, ieri mattina nella Basilica di Sant’Antonio, per dare l’estremo saluto a Giuliano Tabacchi, uno dei tre figli del fondatore di Safilo, a propria volta uno dei «grandi vecchi» dell’imprenditoria padovana e veneta, ma anche italiana e internazionale, scomparso sabato scorso all’età di 81 anni.
Nei banchi riservati alla famiglia e agli amici più stretti, accanto al feretro di colui il quale aveva ereditato da papà Guglielmo l’occhialeria fondata in Cadore e divenuta famosa in tutto il mondo, c’erano i fratelli Vittorio, Dino ed Erminia Nuccia. E poi, subito dietro, tantissimi volti noti dell’industria («Era un imprenditore di razza, coraggioso e visionario – l’ha ricordato Massimo Finco, presidente di Confindustria Padova – Ha saputo precorrere i tempi e indicare una strada, cogliendo le grandi opportunità dell’internazionalizzazione nonché dell’apertura del capitale attraverso la scelta della Borsa») e della politica cittadina e regionale. Mario Carraro e Vincenzo De’ Stefani, Giuseppe Colbachini e Dino Rossi, Mario Ravagnan e Francesco Peghin, Renzo Sartori e Romeo Chiarotto, Andrea Cavagnis e Leonardo Antonio Cetera. E ancora l’ex sindaco di Padova Giustina Destro, il sottosegretario Barbara Degani, il prefetto Renato Franceschelli, il numero uno (uscente) della Fondazione Cariparo Antonio Finotti, il leader del Petrarca Rugby Enrico Toffano e, a rappresentare Palazzo Moroni, il presidente del consiglio comunale Giovanni Tagliavini.
«Il signor Tabacchi – ha raccontato, durante l’omelia, don Luciano Cavazzana, parroco di San Daniele, la chiesa di via Umberto I troppo piccola per ospitare il funerale (ecco perché si è svolto al Santo) – ripeteva sempre che il domani va pensato oggi. E per lui, quel domani che va costruito giorno dopo giorno, era il paradiso che adesso lo attende. Giuliano era un uomo di fede – ha poi aggiunto il sacerdote – Una fede vera che, durante la sofferenza, l’ha aiutato: mentre il corpo si lasciava andare, c’era una crescita nell’anima. Era una persona retta che, lontana dai riflettori, faceva molta solidarietà». Al termine della cerimonia, la salma di Giuliano Tabacchi è stata trasportata in Cadore per essere sepolta nel cimitero di Pieve.