Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Ma Salvini alza il tiro «Dobbiamo difenderci» No da Pd e Cinque Stelle
Il leader dopo la crociata della Lega veneta: «Battaglia a ogni costo»
«I dazi, a difesa di alcuni settori e di alcune tipologie merceologiche, sono assolutamente doverosi per il nostro Paese». Matteo Salvini detta la linea della Lega e sposa la crociata dei colonnelli veneti del Carroccio che invocano misure anti-Trump. Critiche dal Pd e dai Cinque stelle. Il dem Dal Moro: «No alle guerre commerciali». Contrario anche il pentastellato Maniero.
Confindustria sarà pure contraria, ma Matteo Salvini ribadisce la sua visione a favore dei dazi e «sposa» la crociata auspicata dai colonnelli veneti della Lega («ripaghiamo Trump con la stessa moneta» aveva tuonato ieri sul Corriere del Veneto il segretario Gianantonio Da Re). A margine di un incontro a San Giovanni Lupatoto, alle porte di Verona, il leader leghista spiega che, «a difesa di alcuni settori e di alcune tipologie merceologiche, sono assolutamente doverosi». Nella mente del candidato premier del centrodestra quella dei dazi non è una semplice ritorsione dettata dalla contingenza, nello specifico dalle tariffe imposte dagli Stati Uniti sull’importazione di acciaio e alluminio volute dal presidente Trump, ma una vera e propria strategia di politica economica. «Già oggi l’Europa ha in essere 52 diversi dazi per difendersi da produzioni cinesi continua Salvini - ma ci sono tanti settori vitali per l’economia italiana che ne sono fuori. Penso in primo luogo all’ortofrutta, a prodotti come riso e fragole. E poi ai giocattoli, alle calzature. Ci sono settori che stanno letteralmente morendo. È una battaglia da fare e da vincere in Europa». È soprattutto a questo tipo di azioni che Salvini si riferisce quando dal palco, alla folla che lo è venuto ad acclamare dopo il boom del 4 marzo, dice che «difenderò il made in Italy ad ogni costo».
Sono argomenti che di certo non fanno breccia dalle parti del Partito democratico. «L’Italia ha un’economia fortemente legata alle esportazioni, specialmente per quanto riguarda il Nord del Paese, ed è grazie a queste se siamo riusciti a far crescere il Pil – ragiona il deputato veronese Gianni Dal Moro – anche grazie a quelle che il sociologo De Rita chiama “multinazionali tascabili”, imprese da poche persone ma girano il mondo per conquistare nuovi mercati. Le esportazioni valgono 540 miliardi di euro, sono cresciute del 7 per cento, solo l’agroalimentare raggiunge 41 miliardi, un record. Qui c’è dentro Verona, il Veneto, con il suo vino e le sue produzioni d’eccellenza. Possiamo immaginarci una politica di dazi?». «I dazi? Si comincia da lì e si andrà a finire con il nostro vino – prevede Dal Moro - La sfida nei prossimi anni è tra continenti, non tra nazioni. Può pensare l’Italia di giocare un ruolo attivo nei confronti di Usa o Cina o Russia? Bisogna che l’Italia sia sempre più protagonista dentro l’Europa, per fare in modo in quell’ambito di contrastare la scellerata decisione di Trump».
Anche nel Movimento Cinque Stelle guardano con diffidenza ai dazi, specie per un Paese come l’Italia, e per una Regione come il Veneto, che vive di export. «Di fronte alla tentazione di una illusoria, momentanea protezione, sappiamo che a lungo termine le politiche delle sanzioni basate sui dazi e protezionistiche non aiutano– dice il neodeputato pentastellato Alvise Maniero – Certo, l’Europa non può pagare le spese con interessi di politiche altrui». Anche Maniero pensa che la strategia giusta sia contare di più a Bruxelles, ma con un atteggiamento radicalmente diverso da quello portato avanti dall’Italia finora. «Intanto, è una questione di competenze: chi diceva che in Europa dovevamo mandare i migliori e invece ha fatto eleggere Iva Zanicchi, non ha fatto i nostri interessi – sottolinea - Poi, dobbiamo portare avanti la politica all’interno di un Unione Europea coerenti con gli interessi di un’economia molto diversa dal mainstream europeo, fatta di tante piccole e medie imprese spesso escluso dai principali canali di sostegno. Penso poi a battaglie, come quelle portate avanti dalla Coldiretti, sulla trasparenza dell’etichetta o sulla difesa contro prodotti trattati con standard inferiori ai nostri. Altro che dazi».