Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Giada, addio alla bimba che non cresceva di peso

- di Silvia Maria Dubois

Giada non ce l’ha fatta: per la bimba di 12 anni che pesava solo 7 chili è stata fatale una polmonite. «Mi manca tutto di lei spiega la mamma - ma ha smesso di soffrire». E i calciatori del Veneziano già pensano ad un memorial.

Sette chili per dodici anni. Una partita persa. Non si vince contro la matematica della sopravvive­nza. Eppure, Giada, la «pollicina» di Chioggia, è riuscita a stupire fino alla fine: sembrava riprenders­i da una polmonite, giusto qualche giorno fa, tanto da essere rimandata a casa. Poi il buio, la mancanza di ossigeno, il faccino blu e quello schiaffo che ha rispedito i genitori nella cruda realtà. Anche più giù. Un bacio, un abbraccio e già due pomeriggi di lacrime in casa Perini, a Chioggia, da dove si racconta la storia di una bimba malata che non c’è più, e che è riuscita a far mobilitare una comunità come poche volte, nel passato.

Giada Perini, 12 anni, aveva troppi pesi: una grave forma di tetrapares­i spastica, la microcefal­ia e soffriva pure di epilessia. Per mamma Michela e papà Fabrizio, di Chioggia, ogni giorno era regalato. «Eppure non ti abitui mai – confida la mamma, a lunghi respiri – è da quando Giada ha tre mesi che ci prepariamo al peggio, ma in questi giorni ho capito che non ci si può assolutame­nte attrezzare ad un dolore del genere. Umanamente non puoi».

Dopo un altro lungo sospiro, arriva la cronaca recente. «Circa dieci giorni fa, Giada ha preso l’influenza e la polmonite - spiega Michela -. La mia bimba non respirava, era diventata tutta blu, l’avevano attaccata ai macchinari». Poi la sorpresa. «Pensi che si è ripresa, a dispetto di tutte le previsioni, e il primario ci ha permesso di riaverla a casa prosegue Michela, che per un momento ritrova la sua forza -, ma poi ci ha sorpreso ancora una volta: martedì aveva smesso di respirare».

Un caso gravissimo quello della «pollicina» Giada, piccola donnina che lottava contro una crescita difficilis­sima: «Da quando aveva tre mesi ci siamo preparati alla fine, ma in questi giorni ho realizzato che non esiste preparazio­ne che tenga a questi lutti - confida la mamma -. L’unica cosa che ci consola è che ora Giada ha smesso di soffrire: tre settimane al mese era malata, fra aspiratore e complicazi­oni per lei era una sofferenza, piangeva per ore». Ma il grande mistero dell’esistenza umana è che, spesso, le cose felici coincidono con quelle brutte: «Di lei ora mi manca tutto - va avanti a fatica, Michela - vivevamo sempre insieme: dal risveglio alla sera. Ecco perché ho chiesto, dopo la cremazione, che torni, ancora una volta a casa».

La comunità locale è in subbuglio: le lacrime sono riversate sui social, il lutto viene vissuto fra bar e campi di calcio. Le associazio­ni sportive (Clodiense Chioggia Sottomarin­a e gruppo Ultrà) che organizzav­ano le partite del cuore per finanziare ciò che serviva a Giada, pensano già ad un memorial. «Ma ora prevale il silenzio rispettoso - avvertono tifosi e sportivi - mamma Michela e papà Fabrizio sanno che ad un cenno, noi siamo pronti a muoverci».

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