Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Tetraplegica dopo il parto, stangata su ostetriche e Usl
Il caso di Rovigo: 250mila euro di indennizzo, ma reato prescritto
Il reato di lesioni gravissime è ormai prescritto. Ma la Corte d’Appello a Venezia ieri sera ha dato ragione a Davide Gavazzeni, il padre della bambina di nove anni nata tetraplegica e cieca all’ospedale di Rovigo il 3 dicembre 2008, riconoscendo una provvisionale di 250mila euro alle due imputate Paola Cisotto e Cristina Dibello, ostetriche dell’ospedale rodigino assolte in primo grado, e al responsabile civile. Ovvero l’Asl 5 polesana.
Canta vittoria Mario Cicchetti, l’avvocato del padre della bambina: «La sentenza della Corte d’Appello ha ribaltato l’assoluzione penale di primo grado a Rovigo». Per la famiglia Gavazzeni la decisione di Paola Cisotto e Cristina Dibello, le due ostetriche dell’ospedale di Rovigo, di ritardare il parto cesareo quel dicembre del 2008 ha provocato nella bambina gravissimi danni cerebrali che l’hanno resa totalmente invalida. In quelle ore in ospedale la bimba è rimasta quattro ore in asfissia totale. Da subito la perizia dell’assicurazione dell’ospedale rodigino, svolta da Salvatore Alberico, aveva riconosciuto che i danni sono stati causati dalla «gravissima imprudenza, negligenza e imperizia» delle due professioniste. All’incontro obbligatorio di mediazione per il risarcimento, la Asl rodigina non si era presentata.
La vicenda della piccola nata tetraplegica ha avuto una rilevanza mediatica altissima. Se ne sono occupate trasmissioni televisive che hanno ospitato i genitori i quali, tra le altre cose, nel 2014 hanno incontrato Papa Francesco.
In parallelo col processo penale la famiglia Gavazzeni ha istruito una causa civile di risarcimento danni a Rovigo contro l’Asl 18 (ora 5), le due ostetriche, i Lloyd’s di Londra e «Am Trust Europe Ltd». Iniziata nel 2013, la sentenza è attesa per quest’estate. La somma indicata come risarcimento è 30 milioni di euro, la più alta mai richiesta in Italia, una cifra che tiene conto dei danni biologici e morali patiti dalla minore, ma anche dai suoi familiari che affrontano costosissime cure. I criteri adottati per il calcolo fanno riferimento all’invalidità permanente della bambina. Stabilita questa base, l’ammontare del danno è stato calcolato col cosiddetto «punto medio di invalidità» sancito dalla tabella elaborata dal tribunale di Milano del 2011 con gli indici Istat aggiornati. Nel corso del procedimento civile sono state acquisite ben quattro perizie. Quella disposta dal giudice civile rodigino Pierangela Congiu, quella della Procura rodigina eseguita durante le indagini penali a seguito del parto, quella del consulente dell’Asl 5 per le assicurazioni e quella disposta dal giudice d’Appello di Venezia.
Tornando al penale, dopo l’assoluzione nel processo di Dibello e Cisotto in primo grado a Rovigo nel gennaio 2016, in sede d’Appello la Corte di Venezia ha accolto la consulenza tecnica svolta nel frattempo per il parallelo processo civile. Una perizia che ha riconosciuto come «gravemente negligente» la condotta delle imputate, mettendola in relazione con l’origine del danno cerebrale. Il giudice lagunare ne ha poi disposta un’altra ad un collegio di professionisti, che a loro volta hanno riconosciuto il nesso causale tra le scelte delle ostetriche e la conseguente tetraplegia e cecità della bambina.