Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Vini, il decalogo è questo
Dal 23 marzo sarà in edicola la nuova guida del Corriere «I migliori 100 vini e vignaioli d’Italia». Anticipiamo dieci etichette da non perdere, da nord a sud
Ogni sorso è irripetibile. Perché ogni bottiglia è diversa dall’altra. E perché differente può essere lo stato d’animo al momento di immergersi nella verità del vino. Se esistesse una filosofia del vino ricorrerebbe all’acqua di un frammento di Eraclito: «Su coloro che entrano nello stesso fiume, scorrono acque sempre diverse». Come nel fiume, anche nel pianeta del vino tutto scorre. Nel flusso inarrestabile di migliaia di etichette che si trovano nelle enoteche ci sono però alcuni punti fermi, i vini imperdibili. Nella guida «I migliori 100 vini e Vignaioli d’Italia» edita dal Corriere della Sera, si possono trovare sentieri a intensità variabile che portano a etichette da non perdere. Perché godono di uno stato di grazia dovuto all’annata favorevole. Oppure perché, semplicemente, meritano di essere scoperte, sottratte alla non conoscenza.
La guida sarà in edicola con il Corriere dal 23 marzo: contiene le storie di 100 personaggi del vino e di 100 loro bottiglie sulla fascia sotto i 15 euro; e i 100 migliori assaggi dei vini italiani. Da queste due categorie, ecco una ulteriore sintesi: le 10 bottiglie che non possono essere ignorate. «Una selezione - spiega il super sommelier Luca Gardini, coautore della guida assieme a chi scrive - che racconta il nostro girovagare alla ricerca di certezze da verificare e nuove scoperte. Come il Rulander di Ceo, che in veneto significa piccolo, ed è invece un grande bianco. Un’azienda giovane che racconta l’evoluzione dell’Alto Adige, come fa Davide Rosso con il suo Etna Rosso. Davide arriva dal Piemonte, è un nome diverso oltre i soliti noti delle Langhe, assieme a Damilano, con il suo Cannubi». Ecco quindi i magnifici dieci.
Bolgheri Sassicaia 2015 d Tenuta San Guido. Il famoso taglio bordolese degli Incisa della Rocchetta, i marchesi con la passione dei cavalli che ha portato lo stile dei grandi rossi francesi in Toscana. Il Supertuscan più famoso nel mondo in una versione potente e ricca, senza mai sconfinare nell’opulenza. Prima annata nel 1968, è la dimostrazione che i grandi vini non nascono per caso, nascono dal loro tempo, dal mondo che li circonda, da un’idea o, come in questo caso, da un guizzo geniale che nell’anno della contestazione ha fatto partire una rivoluzione. In cantina.
Brunello di Montalcino Cerretalto 2012, Casanova di Neri. Guidata dallo stakanovista Giacomo Neri, un uomo che soffre se si allontana per più di un giorno dalle sue botti e dai suoi tini, la Casanova di Neri è una cantina di record: ha ottenuto per due volte il massimo punteggio (100/100) da Wine Advocate, grazie a Monica Larner, la degustratrice americana inviata in Italia dall’imperatore del vino Robert Parker. Il Cerretalto è un fuoriclasse della generosità gustativa. Prodotto solo nelle annate migliori, si affina 60 mesi. Prima annata 1981, una bomba di freschezza, dalla potenza controllata.
Barolo Riserva 1752 Cannubi 2010, Damilano. La collina di Cannubi è la zona più contesa delle Langhe. Da qui arriva la Riserva, di recente debutto, di questo vino antico. Profondo e speziato. Paolo Damilano è alla guida della cantina di La Morra con il fratello Mario e il cugino Guido. Nell’etichetta l’anno in cui fu trovata la prima bottiglia con l’indicazione Cannubi. Lungo affinamento (7 anni) in botte grande. Una sfida resa possibile dall’acqua: i Damilano da mezzo secolo producono minerale con l’azienda Pontevecchio e 6 differenti marchi.
Etna Rosso 2016, Giovanni Rosso. Nelle Langhe Davide Rosso produce, a Serralunga d’Alba, la famosa particella 251 P del Cru Vigna Rionda. Un vino reale, per il critico americano Antonio Galloni, che l’ha definito «uno dei gioielli della corona». Sull’onda di questo successo Davide è sceso in Sicilia. E ha conquistato un vigneto a Castiglione: il risultato è un rosso snello, sapido, con un tocco balsamico che lo rende misterioso come una colata vulcanica.
Malvasia Selezione Colli di Parma, Monte delle Vigne. Dalla passione di Andrea Ferrari e dalla tenacia di Paolo Piazzarotti sono nati i vini di Monte delle Vigne, una azienda che ha spinto verso l’alto la qualità della provincia di Parma, con una impronta internazionale. Assieme al Nabucco e al Callas ha saputo valorizzare anche il Lambrusco più tradizionale, quello rifermentato in bottiglia. Un modo per scoprire la gamma è stappare la Malvasia (di Candia), un’esplosione di profumi e un gusto morbido.
Aglianico Dal Re 2015, Feudi San Gregorio. Dietro a questa etichetta c’è Antonio Capaldo, un giovane che ha saputo costruire, in pochi anni, una rete di cantine di qualità. Partendo da Sorbo Serpico, avamposto avellinese. Il suo Aglianico, affinato in parte in acciaio, in parte in legno, ha profumi nitidi di fiori e frutti rossi che si ritrovano al palato (fragola e ciliegia).
Franciacorta Brut Rosé Riserva Anna Maria Clementi 2008, Ca’ del Bosco. Maurizio Zanella e la bottiglia preziosa dedicata alla madre. I genitori acquistarono i terreni in Franciacorta quando ancora il figlio era un ragazzo, un po’ discolo, che girava per le colline con la sua moto da cross. Ora è al timone di una delle più importanti aziende italiane di Metodo Classico, un faro della Franciacorta. Questo rosé: solo Pinot Nero che riposa per 8 anni sui lieviti. Ruländer 2017, Ceo. L’azienda è nata da poco, grazie a due ragazzi, il figlio di un dirigente di una compagnia assicurativa e un enologo fresco di diploma. Siamo a Salorno, nella Bassa Atesina, propaggine meridionale dell’Alto Adige. I terreni argillosi, portati dall’Adige nei secoli, sono perfetti per dare vigore e sapidità ai vini bianchi. Particolarmente riuscito il Ruländer, il Pinot Grigio, fresco e fruttato.
Prosecco Superiore Brut Nature Rive di Ogliano 2016. Elena e il fratello Enrico Moschetta ogni giorno percorrono le colline da Conegliano a Pieve di Soligo e Valdobbiadene, dove si trovano i loro 30 ettari di vigneto. Poi tornano nella loro cantina a Ogliano, frutto di un progetto di architettura sostenibile. Il logo in cui nascono i loro 12 vini (tutte bollicine). Spicca il Brut Nature, con bassissimo dosaggio e profumi di fiori bianchi.