Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Passione germogli fai da te
Scrigni di vitamine, proteine, minerali ed energia, si coltivano in casa con strumenti automatici o seguendo i tutorial
Chiudete gli occhi e provate ad immaginarlo. Avanza appesantito dalla fatica di marce e battaglie, consapevole che il suo destino potrebbe compiersi proprio durante l’ennesima campagna militare. Poco importa, tuttavia, per il legionario dell’Impero Romano. Il vero obiettivo sta nel rimanere sempre in forze. Ecco perché l’equipaggiamento non è solo fatto di armi e protezioni. Legata alla vita ha infatti una piccola sacca contenente semi di varie specie, che germogliano a contatto con il corpo caldo e umido. Cibo energetico a portata di mano in poco spazio.
Può far sorridere pensarlo, ma è stato spesso questo «snack» ante litteram a garantire la sopravvivenza degli implacabili conquistatori. Minuscoli scrigni di vitamine, proteine, minerali ed energia. Conosciuti fin dai tempi più remoti, a lungo dimenticati, e ora riscoperti. Un ritorno in grande stile dei «germogli da mangiare», se è vero che la Rete pullula di consigli su come produrli in casa, ricette per cucinarli o locali dove trovarli nei menu. Vegetali in crescita, potenziale al massimo. Erba medica, crescione, senape, trifoglio, pisello, fieno greco, broccolo, girasole. Dai cereali ai legumi, la varietà è notevole, così come i rispettivi benefici: disintossicano il fegato, rinforzano i muscoli, depurano il sangue.
E allora, provando a seguire una nostrana filiera fai da te della «germoglio mania», non possiamo non partire dall’elemento base: i semi, acquistabili ad esempio da uno dei più importanti marchi veneti del settore, la Produttori Sementi di Colognola ai Colli, nel veronese. Una varietà enorme di «bustine» per ortaggi, legumi, erbe aromatiche.
Il secondo step è procedere con la germinazione, sfruttando gli elementi chiave del processo: acqua, temperatura, ossigeno e luce. E qui le strade percorribili sono due: affidarsi a uno strumento specifico, il germogliatore, o usare quanto si ha in casa per sostituirlo. Il primo è un contenitore di plastica, vetro o terracotta dotato di cestelli solitamente sovrapposti per far germogliare più tipologie di semi, riposti in griglie e frequentemente sciacquati. I ripiani sono forati per permettere l’areazione e far defluire l’acqua, raccolta in una vaschetta alla base del contenitore. Bastano dai 3 ai 5 giorni per ottenere i piccoli tesori vitaminici. I più comuni sono i germogliatori manuali, ma c’è chi ha pensato a un sistema automatico. «I vantaggi sono due: non c’è la scomodità di dover innaffiare i semi, e non si creano muffe, perché la macchina seleziona da sola la giusta dose di acqua per ogni varietà, evitando il ristagno». Parola di Michele Prugnoli, direttore commerciale di Siqur Salute, azienda di Vigonza nata nel 2010 per realizzare estrattori di succo e che nel 2014 ha ideato «Germoglio»: serbatoio d’acqua, 4 vaschette, due velocità diverse per i tempi di irrorazione.
Resta, comunque, anche la strada del completo fai da te: sostituire il germogliatore con piatti, barattoli, vasi di terracotta, persino lo scolapasta. I più pigri, invece, possono accontentarsi di consumare le gemme energetiche al ristorante. Non mancano infatti i locali, vegetariani o meno, che abbiano inserito nel menù la novità: il risotto erbette con germogli e fiori del ristorante «Aldo Moro» di Montagnana, l’antipasto di germogli e fiori del «Brutto Anatroccolo» di Abano Terme, o la burratina con germogli di broccolo servita al «Tinello» di Casale sul Sile.