Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Tra Giulietta e Romeo sono baci al... cioccolato
Verona, storia dei dolcetti nati nel segno degli amanti shakesperiani
Tira un’aria particolare a Verona. Sa di zucchero e amore, di nocciole e lacrime, ingredienti intrecciati nella miscela che profuma i Baci di Giulietta, dolci tipici nati sullo sfondo della tragedia Shakespeariana. Se generazioni di innamorati di tutto il mondo scelgono la casa di Giulietta per giurarsi eterna dedizione — e da qualche anno anche per sposarsi —, migliaia di coppie riaccendono la passione e la promessa di fedeltà regalandosi i biscottini nati nella culla del dramma più amato e rappresentato dal 1600.
Da quasi settant’anni addolciscono i palati di golosi e romantici e nel tempo hanno acquisito varianti diverse nel nome e negli ingredienti. A seconda della pasticceria che li produce, diventano i Baci di Giulietta e Romeo o i Baci di Giulietta e i Sospiri di Romeo. Ma la ricetta originale si deve a Enzo Perlini, il figlio di Clorindo, allievo della storica pasticceria veronese «Olivo» insieme a Ruggero Bauli e nel 1929 fondatore della pasticceria Perlini. Che oggi con Diego Venturi, maestro pasticciere ed erede di Enzo, propone anche i Sorrisi di Romeo e i Cuori di Giulietta e Romeo, tutti biscotti molto richiesti dai turisti. La storia, narrata in un libro sulle migliori ricette italiane, racconta: «Il giovane Enzo nel 1940 crebbe nella cucina della pasticceria del padre, dove cominciò a lavorare insieme a due fratelli e a una sorella. Quando divennero adulti, aprirono ognuno un negozio, ce n’erano cinque in città, e dopo la guerra Enzo fondò il proprio in via Cappello, di fronte alla Casa di Giulietta».
Fu l’intuizione decisiva. A quel tempo il monumento cominciava ad attrarre sempre più turisti ed Enzo Perlini sentì che era il momento giusto per creare un dolce con il suo nome. Nel 1950 nacquero così i Baci di Giulietta, «eterea combinazione di albume d’uovo, zucchero, nocciole, cacao e cocco». Due piccoli biscotti uniti da una morbida crema color e sapor cioccolato realizzata con zucchero, acqua, albume, burro, rum e cacao. Nessun conservante o aroma artificiale: Enzo decise di elaborare un biscotto morbido come le labbra, da mangiare rigorosamente in due. La sua intuizione ebbe un successo tale che venne ben presto ripresa dalle altre pasticcerie e ancora oggi la sua fama resiste al tempo. «I Baci di Giulietta vengono proposti soprattutto dalle pasticcerie del centro storico — spiega Matteo Flego, uno dei titolari dell’omonimo scrigno di dolcezze che dal 1949 caratterizza il cuore di Verona —. Noi li prepariamo da sempre, sono biscotti continuativi, richiesti e acquistati tutto l’anno. Dai turisti ma anche da tanti nostri clienti, che li regalano o li accompagnano al the, gustandoli a merenda oppure a colazione. Esiste più di una ricetta, ma quella base prevede un impasto di nocciole, mandorle, zucchero, albume d’uovo e poi cacao per i Baci di Giulietta, scuri, e cocco per quelli di Romeo, bianchi. Sono composti da due metà, a ricordare appunto il bacio, unite da una farcitura realizzata con una
ganache al cioccolato per quelli al cacao e alla vaniglia per il tipo chiaro, insaporito dal cioccolato bianco».
La tradizione vuole che a San Valentino o in altre occasioni speciali gli uomini regalino alle donnei Baci di Giulietta e le donne donino ai partner i Baci di Romeo. Si comprano in confezioni dal prezzo variabile tra 10 e 57 euro. Ma la ricetta non è difficile, perciò tanti veronesi se li fanno in casa, dando spesso loro la forma del cuore. E sfornandone anche una versione rossa. Chi vuole completare l’opera può acquistare o preparare la Torta di Giulietta, sempre creata dai Perlini e a base di pan di Spagna, crema chantilly allo zabaione, crema chantilly al sapore di mou, cubetti di pere (ricetta su http:/ /www.lunargento.it/ricette_giulietta_italiano.php).
Difficile, in questo affresco di dolci tipici veronesi tutti legati alle grandi passioni amorose, dimenticare la Torta Russa, ai nostri giorni quasi un omaggio ai migliaia di moscoviti ogni anno in visita alla città degli innamorati. Sulle origini, datate intorno alla metà del Novecento, la tradizione ci consegna due interpretazioni. La prima ne attribuisce il nome alla particolare forma del dolce, che richiama il famoso colbacco russo (Usanka). La seconda, più accreditata, è che sia stata inventata dal pasticciere veronese Ruggero Berti, durante la seconda guerra mondiale al lavoro su una nave da crociera e incaricato dallo chef di creare un dolce nuovo proprio nel momento in cui all’orizzonte si stagliava la patria del Cremlino. Il cuoco si lasciò ispirare e nacque un guscio di pasta sfoglia farcito con un morbido impasto a base di mandorle macinate dolci e amare (o di amaretti), ideale anche come dopocena.
Matteo Flego Noi li prepariamo da sempre, sono biscotti continuativi, richiesti e acquistati tutto l’anno. Dai turisti ma anche da tanti nostri clienti, che li regalano o li comprano per sé, gustandoli a merenda oppure a colazione