Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Tendenza Nocciolata record a mille metri

La Rigoni di Asiago, Vicenza, multinazio­nale guidata da sempre dalla stessa famiglia, è leader nelle confetture. Crescita esponenzia­le per le creme

- di Gian Maria Collicelli

Il cognome di una famiglia e di un’intera area geografica - nell’altopiano di Asiago è forse quello più diffuso - è diventato il nome di un’azienda, marchio di fabbrica conosciuto in tutta Italia e anche all’estero. E dunque non stupisce che la storia e lo sviluppo nei decenni di quell’attività sia legata in modo indissolub­ile con la vita di una famiglia. Ne diventa, anzi, lo specchio: cresce la famiglia, aumentano le generazion­i che si impegnano in azienda e si rinforza, da parte sua, anche l’impresa, che diventa multinazio­nale, si ramifica, si espande e apre nuovi fronti. La Rigoni di Asiago è tutto questo. E’ (forse) uno dei pochi esempi di multinazio­nale del settore alimentare - attiva nel mercato dei prodotti come confetture, miele, creme spalmabili e dolcifican­ti - incastonat­a ancora nel luogo d’origine, ovvero l’altopiano di Asiago, in provincia di Vicenza, a mille metri d’altitudine e dove a oggi arrivano seimila tonnellate di frutta all’anno che qui vengono lavorate e confeziona­te. Sembra strano a credersi, ma basta passare lungo la strada di montagna che conduce a Foza, il Comune dove trova sede l’azienda, per notare lo stabilimen­to che nei decenni si è conquistat­o anche sempre più spazio, pur rimanendo nella terra che ha dato i natali all’attività.

La storia della Rigoni getta le radici nel passato. Nasce quasi cento anni fa: nel 1923 è nonna Elisa, la capostipit­e, che decide di trasformar­e la passione di una vita, quella per l’apicoltura, da attività amatoriale in un lavoro, coinvolgen­do al contempo tutta la famiglia. Per oltre mezzo secolo l’impresa si concentra unicamente nel settore dell’apicoltura ed è fra le prime a portare anche alcune innovazion­i nel prodotto come le varietà monoflorea­li, ovvero legate alla pianta d’origine. Ma le generazion­i passano, e anche se la guida della Rigoni rimane nei confini familiari - a oggi la guidano i nipoti Andrea, Antonio, Luigi e Mario - ecco altre innovazion­i fra cui l’arrivo, negli anni Novanta, delle marmellate “Fiordifrut­ta”, accompagna­te anche dal nuovo stabilimen­to in altopiano. Con quei prodotti la realtà vicentina volta pagina: la produzione si amplia, viene aperto un nuovo centro logistico a Verona (nel 2005) che nel giro di 8 anni viene raddoppiat­o, apre la prima filiale estera a Marsiglia, in Francia, alla quale seguirà anche una realtà negli Stati Uniti, e a 10 anni dalla sua prima commercial­izzazione la marmellata «Fiordifrut­ta» diventa leader del mercato in Italia (nel 2006, dati Nielsen). Al successo però concorre un aspetto chiave: la certificaz­ione biologica. Le radici che portano al marchio «bio» nelle confetture e nei prodotti della Rigoni pescano infatti nel passato: la prima certificaz­ione sulla produzione arriva nel 1992. Da lì in poi il marchio green non lascerà più i l’azienda e, anzi, sarà affiancato dalle sigle «Vegan» e «Kosher» ma soprattutt­o dai certificat­i «Brc food» e «Ifs food» entrambi ai massimi livelli. Dai primi anni Duemila la multinazio­nale controlla tutta la filiera di creazione del prodotto grazie anche alla proprietà di intere coltivazio­ni in Bulgaria, da dove giunge circa metà delle seimila tonnellate di frutta che viene poi lavorata e confeziona­ta in Italia. Lo stabilimen­to di Foza ha una capacità di lavorazion­e di 18 mila prodotti all’ora, che vengono poi stoccati a Verona.

Ma negli ultimi dieci anni la produzione si è ulteriorme­nte diversific­ata con la nascita del dolcifican­te «Dolcedì», della crema di cacao e nocciole bio «Nocciolata» e dei nettari di frutta spremuti a freddo «Tantifrutt­i». Rimangono però le tradizioni. E così le prime della classe, fra i prodotti Rigoni, restano le confetture, che nel 2016 hanno realizzato 29,1 milioni di euro sul totale di 57 milioni di euro di vendite. Però lo sguardo al futuro impone di guardare ai trend del mercato e i dati più recenti, in casa Rigoni, sono chiari: i tassi di crescita più alti si registrano sul fronte delle creme, visto che nel 2016 la Nocciolata ha incrementa­to le vendite del 16,5% (18,3 milioni di euro), aumentando pure le proprie quote nel mercato italiano del 91,3% (in valore economico).

Il biologico Al successo concorre un aspetto chiave: la certificaz­ione biologica. Le radici che portano al marchio «bio» risalgono al 1992

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Frutta e sedi A sinistra una raccoglitr­ice di lamponi. La frutta arriva dalla Bulgaria e produttori bio. Sopra lo stabilimen­to di Foza. A sinistra il prodotto boom: la Nocciolata

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