Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Aggiungi un fiore a tavola
A Basalghelle, nel Trevigiano, dal 2009 la Fattoria delle erbe produce petali da mettere nel piatto o nel bicchiere. Banditi prodotti chimici o di sintesi
Calendula, malva, fiordalisi, lavanda. Rose, begonie e primule. Millecinquecento specie diverse tra fiori, erbe aromatiche e piante officinali, in una tavolozza dai mille colori, piacevoli profumi e… infiniti sapori. Il grande prato della Fattoria delle erbe finisce infatti nel piatto, o se preferite, nel bicchiere di un cocktail ghiacciato. Nella campagna trevigiana di Basalghelle, a pochi chilometri da Oderzo, si coltivano i fiori che si mangiano. Petali completamente edibili, da usare in infusione, come ingrediente o per ornamento. Ma in ogni caso, come insegnano gli antichi, il bello qui è anche buono. Da mangiare. Qualche esempio? I crostini ai fiori di erba cipollina, il risotto ai petali di sambuco, la frittata scomposta ai fiori di begonia o l’arrosto di selvaggina con lavanda, per concludere con un tiramisù «spolverato» di petali di rosa. Alla Fattoria delle erbe, invece del prosciutto, si comprano le vaschette di petali: un tanto al grammo.
A spiegarci gli innumerevoli utilizzi e bontà, anche salutari, dei fiori è Annalisa, coltivatrice dal 2009. Appassionata di piante da sempre. «Accompagnavo la nonna in montagna, insieme facevamo lunghe passeggiate e non smettevo mai di raccogliere fiori. Una volta a casa mettevamo i fiori ad essiccare per poi farne dei quadretti da appendere alla parete». Studiare le piante e raccogliere fiori spontanei è rimasto il suo hobby, finché, su suggerimento di un amico che aveva a disposizione un pezzo di terra, Annalisa non ha deciso di farne anche un lavoro, avviando la sua prima coltivazione. «Ho cominciato con pochi semi, autoctoni, per poi ampliare passo, passo l’offerpianta ta. Ho seguito dei corsi in Alto Adige, fatto ricerche sui semi di una volta e pian piano ho costruito una rete, fatta di amici, appassionati come me e associazioni che hanno come obiettivo, ad esempio, la condivisione delle sementi, altrimenti introvabili, o ancor peggio destinate a estinguersi». In quest’angolo di campagna sono naturalmente banditi prodotti chimici o di sintesi; tutte le piante, anche se non più solo locali, sono adatte al clima veneto. Annalisa i semi all’interno di una serra, in primavera trapianta le piantine nel terreno. Quindi, con l’esplodere della bella stagione, sono quattro mesi di raccolta quotidiana e continua. E gli scaffali del piccolo punto vendita della fattoria si riempiono di colori. I prati e i campi di gente curiosa. «Con il mese di maggio iniziamo anche a organizzare visite guidate. Diamo la possibilità di passeggiare tra i fiori, attività oramai sempre più difficile da praticare e poi, chi vuole, si cimenta nell’assaggio, scopre i tantissimi utilizzi dei fiori. Dalla cosmesi alla tavola». Scoprendo infusi da servire anche freddi, a base di uno dei sei tipi di menta presente nel prato; infusi di bellezza, fatti con fiori di ibisco, dalia e sambuco; energizzanti, digestivi o quelli per una buona circolazione, con meliloto «simile all’erba cipollina». E in inverno? Ci sono i fiori essiccati. «Mantengono tutte le proprietà dei freschi – spiega Annalisa - e si reidratano una volta nel piatto», facendo tornare la primavera in cucina. Le ricette e i suggerimenti sono tantissimi, tant’è che Annalisa è arrivata al terzo volume di «Aggiungi un prato a tavola». Per quel che ci riguarda, terminiamo il racconto con un gin Deep blu, dal «fiore segreto».