Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Tra Piculit e Ucelut «Vignaiolo archeologo»
Nell’azienda di Emilio Bulfon, a Valeriano (Pn), si coccolano i vitigni autoctoni
Per logo hanno scelto il particolare di un affresco di origine medievale della Chiesa di Santa Maria dei Battuti di Valeriano, raffigurante «L’ultima cena». E il legame col territorio è un dna che il titolare, Emilio Bulfon, ha voluto scolpire definitivamente trent’anni fa, col suo libro che è una sorta di masterplan dei vitigni autoctoni del Friuli Venezia Giulia, Dalle colline spilimberghesi nuove viti e nuovi vini. Siamo nell’area pedemontana della provincia di Pordenone, immersa tra i boschi e il fiume Tagliamento, uno dei più antichi corsi d’acqua d’Europa. La Bulfon ha piantato i suoi vigneti sulle colline tra i comuni di Castelnovo del Friuli e Pinzano al Tagliamento: 15,90 ettari in tutto, di cui 11 coltivati a vigneto di varietà autoctone friulane recuperate. La terra in queste zone è la «tiera lesa» o «saldan», un misto di sabbia e marne con striature rossastre e violacee che garantisce ottima qualità per piante potate per produrre massimo un chilo e mezzo. «A volte più che un viticoltore mi sento un archeologo», dice Bulfon nella sua tenuta, indicando l’alloggio agrituristico che completa l’offerta per l’enoturista accanto alla fattoria didattica e alle esperienze degustative in cantina, senza dimenticare i tour e i trekking. «Nel corso degli anni ho studiato le viti più vigorose e sane, immuni da virosi, usando portainnesti selezionati con nuovi cloni studiati a seconda di terreno varietà». La missione di Emilio e Noemi ora continua con i figli Alberta, Lorenzo con Luisa e da un fidato collaboratore, Riccardo. Un’azienda che in tutto produce circa 60/70 mila bottiglie all’anno di una dozzina di diverse tipologie di vini. Analizzare la loro linea produttiva equivale a una sorta di esame di enografia autoctona, di quelli che i sommelier fanno al loro secondo corso. Ucelut, Sciaglin, Piculit neri, Blanc di San Zuan, (vitigno Cividin), Ros San Zuan (vitigno Cordenossa) e Moscato rosa, ma anche il Cjanoros sono alcune delle uve vinificate oggi. «Ci orientiamo a una produzione di nicchia ricercata – incalza il titolare - in tempi di sempre più accelerata omologazione dei prodotti della cultura enogastronomica. Il tutto con una profonda cultura enologica, in cantina abbiamo predisposto una piccola sala adibita all'affinamento in botti di rovere di alcuni vini adatti all'invecchiamento come il Piculit Neri e l’Ucelut». Il Piculit Neri è il fiore all’occhiello dell’azienda e un must per gli appassionati. Antica varietà di uva a bacca rossa, il nome significa «piccolino nero», epiteto dovuto alle ridotte dimensioni degli acini e dei grappoli. Come molti altri vitigni locali minori, all’inizio del secolo scorso è stato soppiantato da altre varietà internazionali e commerciali, dopo che per anni si era trovato al centro della diatriba che lo voleva imparentato con la famiglia dei Refoschi. «Nella nostra versione “etichetta nera” – conclude Bulfon – è il miglior emblema delle nostre terre e del nostro coraggio di difendere i vitigni autoctoni».