Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Fumetto sulle foibe, salta l’evento. «Minacce di morte»

Sit-in contro l’Esu: «Fascisti». Ira dell’assessore

- S.M.D. S.M.

La presentazi­one del fumetto «Foiba Rossa. Norma Cossetto, storia di un’italiana», che doveva svolgersi domani nella residenza Esu Ederle di Padova salta tra polemiche e minacce. La conferma arriva dall’assessore regionale Elena Donazzan. «Sono arrivate minacce di morte e abbiamo annullato tutto per tutelare le forze dell’ordine ha spiegato l’assessore regionale - terrò una conferenza stampa e dirò cose pesanti». L’evento è contestato da alcune associazio­ni studentesc­he che accusano: «Spazio ai fascisti».

«Lo dico da interista sfegatato: non auguro nemmeno a uno juventino di passare la devastazio­ne che ho passato io». Dodici giorni di festeggiam­enti, tre di lacrime, e alla fine una nuova bottiglia di vino in frigo pronta per essere stappata: «Non è facile essere Luca de Carlo in questo momento» è lo slogan con cui affronta il tagadà elettorale il sindaco di Calalzo, sdrammatiz­zando la sua situazione sui social.

Eletto parlamenta­re il 4 marzo scorso con Fratelli d’Italia, escluso e poi ripescato, solo ieri sera si è potuto rilassare. Poco prima, la preoccupaz­ione del suo segretario Ciro Maschio: «Temo faccia un infarto, dobbiamo essere prudenti questa volta con i festeggiam­enti». Già perché De Carlo è stato prima eletto, poi escluso e poi rieletto. La colpa di tutta questa confusione è imputabile a quei 4mila voti da riconteggi­are in Calabria che hanno rinviato la nomina definitiva di alcuni parlamenta­ri. «Da cardiopalm­a - conferma il diretto interessat­o – ma fortunatam­ente con l’Inter mi sono esercitato parecchio in questi anni. Quando la Meloni mi ha chiamato per dirmi che ero stato escluso ho pensato: che sfiga». Oggi la riassegnaz­ione: «Da non credere, se supero questo crash test è fatta, posso superare tutto - racconta -. La cosa bella che resterà di questa storia? L’affetto della gente».

Per un parlamenta­re che prepara la valigia verso Roma, ce n’è uno che la deve disfare: Giuseppe Paolin (Lega) è la vittima del riconteggi­o. Ma il leghista è sempre stato un soldato e anche in questa situazione non perde il sorriso: «Rimane un po’ di amaro in bocca ma non sono queste le tragedie, c’è di peggio. Avevo già metabolizz­ato la mancata elezione il 5 marzo, per due giorni c’è stata una bella sorpresa, ci saranno altre occasioni». E pensare che Paolin ieri era già a Roma: partito presto, in treno, con gli altri parlamenta­ri trevigiani. Sorridenti, sereni. Solo che, appena arrivato alla Camera per l’accreditam­ento, Paolin ha capito che qualcosa non andava.

«Quando ho pronunciat­o il mio nome, tutti lo conoscevan­o, si guardavano – racconta -. Il vice segretario generale è venuto a parlarmi, ma non sapeva darmi spiegazion­i, il tempo passava, c’era solo la voce di questo ricorso firmato da FI. A quel punto però avevo capito».

Deluso? «Diciamo che da primo dei non eletti ho accompagna­to gli altri in gita a Roma. Certo, che quattromil­a voti prima convalidat­i e poi riassegnat­i nei seggi della Calabria danno da pensare. Non è possibile che continuino a cambiare le cose così». Su una cosa infatti l’entrante e l’uscente sono perfettame­nte d’accordo: «Questa legge elettorale è uno schifo e quello che è successo è surreale».

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Chi entra, chi esce Sopra De Carlo, sotto Paolin

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