Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
SINDACI SENZA BUSSOLA
Uno immagina che dentro il municipio, sulla scrivania del sindaco, ci sia tutto ciò che serve per amministrare il Comune. Magari sotto un mare di carte, sicuramente ci sono le leve del potere, i bottoni per far girare la macchina. Ma non è così: più che a tutto questo uno dovrebbe pensare alla confusione. Facciamo l’esempio di un paese vicentino neanche piccolo: Sandrigo, 8.500 abitanti. E prendiamo i servizi più importanti. Partiamo dalla sicurezza: i vigili. La stanza dei bottoni sta a Thiene, dove sono riuniti 34 Comuni del Nordest vicentino. Raccolta rifiuti e pulizia di strade e piazze: la stanza dei bottoni sta fisicamente a Sandrigo, ma non nel municipio. Mette assieme 17 Comuni. La bussola questa volta indica Sud. Salute: prima la bussola indicava Sud, ossia Vicenza. Adesso dice Sudovest, dopo l’unificazione delle due Usl che mette assieme 61 Comuni. Protezione civile: qui c’è il distretto, con 13 Comuni e la sede a Marano Vicentino. La bussola indica Nordovest. Si è recentemente aggiunta l’Aso, per la gestione del consumo di suolo, 26 Comuni dell’alta pianura veneta. La bussola gira tutta ad Est, a cavallo di 3 provincie. Come si vede, la bussola indica almeno 100 Comuni e fa quasi due giri: Nordest per la sicurezza, Sud per i rifiuti, Sudovest per la sanità, di nuovo a Nord ma a Nordovest per la protezione civile, tutto a Est per la gestione del territorio. Ecco: le leve del potere sono sparpagliate qua e là.
Chi ha combinato tutto questo? A Sandrigo e in tutto il Veneto? Tutti. E nessuno. Qualche volta la Regione. Altre volte questa o quella cordata di sindaci. Giusto unire i servizi, ma non con questa grande confusione geografica. Ma soprattutto: siamo sicuri che ciascuna di quelle articolazioni offra il miglior servizio al minor prezzo? Sia produttiva, cioè? Non sia, in altre parole, uno spreco di soldi pubblici ed una complicazione di affari semplici? In prima battuta dico no: non siamo sicuri. Gran parte di quei servizi sono stati organizzati in quelle svariate maniere quando si poteva ancora spendere, a debito. Anche in Veneto. Ora sarebbe il caso di rifare i conti. Qulacuno ha calcolato e dimostrato che valgono un 20-25% di spesa pubblica locale. Una bella cifra, da spendere in nuovi servizi e riduzioni fiscali. Ma dovrebbe entrare in campo chi di dovere, ossia la Regione. Che, fino ad ora, ha lasciato fare: in nome della democrazia dal basso, dell’autogoverno, dell’autonomia. Esercizio dispendioso. E comodo. Comodo perché esonera di responsabilità chi sta in alto, rovesciando tutte le responsabilità su chi sta in basso. Volete una conferma? Hanno le istituzioni regionali una qualche idea su come organizzare il Veneto dei 571 Comuni e delle 7 Provincie, ossia le infinite bussole impazzite che girano attorno ai Comuni e alle Provincie? Che metta un punto fermo nella bussola e a fattor comune quel che è disperso? Per conto mio no. Vorrei essere smentito. Lo chiedo al mio compaesano Roberto Ciambetti, presidente del Consiglio Regionale. E lo chiedo al mio capogruppo in Regione, Stefano Fracasso.