Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Friuladria fa il pieno in Veneto «Solo a Verona mille clienti in più»
A Pordenone assicurano che il collasso delle ex popolari venete ha prodotto solo effetti marginali. Perché tutto il resto viene da una crescita sana e convincente. Intanto, però, Crédit Agricole Friuladria registra, per il 2017, il miglior utile della sua storia ed il mix di raccolta ed erogazioni, fra Veneto e Friuli, si sbilancia sempre più sulla nostra regione. I numeri sono stati illustrati ieri dal presidente, Chiara Mio, e dal nuovo direttore generale, Carlo Piana, giunto da 22 giorni da Carispezia a sostituire Roberto Ghisellini, ora vicedirettore generale del gruppo francese in Italia. A cominciare dal risultato netto di 50 milioni, che marca una crescita del 35,5% sul 2016 e permette di proporre all’assemblea dei soci, il 21 aprile, un dividendo rinforzato in proporzione e pari a 1,836 euro, con un rendimento dell’azione del 4,13%.
Se l’utile è a questi livelli, con la prospettiva di un ulteriori incrementi nel 2018, lo si deve a due fattori. Dalla crescita dei ricavi (i proventi operativi netti sono cresciuti del 3,2%, a 315 milioni) e dal minor costo del credito: gli accantonamenti, 46 milioni, sono inferiori dell’11%. Soldi prestati con grande oculatezza, dunque, a soggetti più affidabili (le sofferenze nette sono scese al 5,7%) e per due terzi in Veneto (306 milioni alle famiglie, 360 alle imprese). In totale, sulle due regioni, fa un miliardo di erogato in più, 3 milioni medi al giorno.
E sempre dal Veneto, poi, arriva il 55% dei circa 8 miliardi di raccolta complessiva. Quanta dagli ex clienti di Veneto Banca o Popolare Vicenza è difficile dirlo. Però dei 26 mila nuovi rapporti (+20% sull’anno precedente) per i vertici di Friuladria almeno il 10% potrebbe avere questa genesi. «Ma non vogliamo andare a far saccheggi sugli insoddisfatti - insiste Mio –. Quanto è accaduto alle ex popolari ha generato un danno reputazionale all’intero sistema bancario per cui paghiamo tutti. Certo, le performance in Veneto sono in crescita e l’investimento su Verona con la nuova filiale in Borgo Trento ci ha fatto acquisire in un solo anno un migliaio di clienti».
«Ciò che mi prefiggo – spiega Piana – è mantenere la leadership nelle zone storicamente presidiate da Friuladria ma aumentare le quote di mercato alle estremità, cioè tanto a Trieste quanto a Verona». Tutto questo con un riflesso anche in termini occupazionali, essendo previste, per l’anno in corso, 39 assunzioni da aggiungere agli attuali 1.416 dipendenti. E la scelta di modificare il nome e anteporre la sigla Crèdit Agricole è stata indovinata? Per il presidente senz’altro sì: «Il nome di un grande gruppo internazionale sull’insegna è un forte elemento di tranquillità per i clienti. Il nostro modello federativo di conciliare globale con locale, di mantenere la dimensione di interlocutori fisicamente raggiungibili, rimane molto importante; ma l’ombrello di un grande player europeo oggi più che mai gioca un ruolo psicologico molto positivo». Le nuove sfide, in ogni caso, non possono evitare il confronto con i giovani risparmiatori e il mondo digitale. Solo lo scorso anno i conti correnti aperti online sono aumentati del 60%, circostanza che sposta il punto di osservazione sui concorrenti. «Fra banche tradizionali la sfida si gioca su pochi punti percentuali in più o in meno. Mi chiedo – conclude Mio – cosa accadrà quando anche soggetti come Amazon saranno autorizzati a vendere prodotti bancari».