Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
L’arrivo di Leroy Merlin e quelle occasioni mancate L’
ex foro boario progettato da Giuseppe Davanzo s’è meritato il titolo di «cattedrale». Laica e cementizia, da decenni la «cattedrale» è praticamente inutilizzata e semi-abbandonata. Resta comunque, con tutta la vasta area intorno, una proprietà pubblica: il padrone è il Comune.
Che sia auspicabile, anzi necessario, inventare una nuova funzionalità per il complesso è fuori di dubbio. Due anni fa, durante la precedente amministrazione Bitonci, la multinazionale Leroy Merlin ha lanciato l’idea di prendere possesso dell’area e farne un proprio centro commerciale. In quattro e quattr’otto è stato approntato un bando al quale ha partecipato la sola Leroy Merlin, sfociato nell’ovvia aggiudicazione. Contemporaneamente è stata approvata una variante al Piano degli Interventi per consentire la nuova progettata viabilità. Il bando prevede la concessione dell’area al privato per 50 anni. Ufficialmente, ad oggi, la storia si ferma qui. Non ufficialmente, c’è una pentola in continua ebollizione. Le posizioni, entrambe chiarissime, sono due. Il Comune, nella persona del vicesindaco Lorenzoni che si occupa personalmente della questione, è deciso a realizzare il progetto Leroy Merlin. Una parte di cittadini, raccolti nel Comitato Cattedrale Davanzo, ma anche una buona percentuale di aderenti a Coalizione Civica (il gruppo che ha sostenuto Lorenzoni) si oppone al progetto almeno così come delineato.
Le ragioni del Comune sono sostanzialmente due: abbiamo ricevuto il pacchettino già bello confezionato e non ci possiamo fare niente. Leroy Merlin mette sul piatto 32 milioni di euro e sarebbe un delitto perderli. Le ragioni di chi vorrebbe almeno modificare il progetto sono altrettanto esplicite: si svende ad un privato una parte di città di proprietà pubblica; si consente l’ennesimo insediamento di un centro commerciale che sarà di fortissimo impatto. Soprattutto, dice chi protesta, la partecipazione della città è rimasta una parola vuota. Agenda 21, che è un’agenzia di emanazione comunale, ha fatto 11 incontri aperti alla cittadinanza per spiegare il progetto. Ma è stata contestata perché – dice il Comitato – era già tutto deciso, è stata un’illustrazione pro forma. Peraltro nel documento finale emergono «consigli» che sono inequivocabili: no al sovrappasso così come previsto da Leroy Merlin, accollare i costi della realizzazione e manutenzione viabilità al proponente, cambiare alcuni percorsi, tutelare il verde in modo più consistente.
Addentrarci qui in tutti i particolari che oppongono le due «visioni» è impossibile. Si va dal piano concettuale cos’è un «bene comune»? - ai progetti indefiniti, agli aspetti economici che, secondo gli stessi dati Leroy Merlin, favorirebbero al 70 per cento il privato. È chiaro in ogni caso che non è più una questione di «se»: il centro commerciale si farà. Piuttosto è una questione di «come» lo si farà. Guardando alle casse comunali? Al consenso politico? La grande assente, nella fretta del bando, nella progettazione sommaria, nella voglia di chiudere velocemente, sembra essere una visione urbanistica e sociale più complessiva. C’è tempo per porvi rimedio. Perché un’occasione non si trasformi in un’occasione mancata.