Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
«Consoli? Vuole parlare in aula e non pensa alla prescrizione»
Veneto Banca, l’avvocato dell’ex Ad: «Il suo obiettivo non è la prescrizione»
Vincenzo Consoli non pensa alla prescrizione. Anzi. Scalpita all’idea di entrare nell’aula di un tribunale per poter dire come stavano realmente le cose». L’avvocato Alessandro Moscatelli è il difensore dell’ex amministratore delegato di Veneto Banca. È stato lui a sollevare la questione di competenza che ha costretto il gup di Roma a trasferire l’intera inchiesta a Treviso. «I risarcimenti? La risposta potrà arrivare solo dalla politica. Sarà un processo all’intero sistema delle Popolari. E Consoli è pronto».
«Vincenzo Consoli non pensa alla prescrizione. Anzi. Scalpita all’idea di entrare nell’aula di un tribunale per poter dire come stavano realmente le cose». L’avvocato Alessandro Moscatelli è il difensore - assieme al collega Ermenegildo Costabile - dell’ex amministratore delegato di Veneto Banca. È stato lui a sollevare, di fronte al giudice per l’udienza preliminare di Roma, la questione dell’incompetenza territoriale che ha costretto il tribunale a trasferire l’intera inchiesta alla procura di Treviso. E ora il rischio, più che concreto, è che gran parte dei reati (dall’aggiotaggio e all’ostacolo all’attività di Vigilanza) soccombano sotto la tagliola della prescrizione.
Cominciamo dalla questione fondamentale, che mette a rischio tre anni di indagini: perché non doveva essere Roma a indagare sul crac di Veneto Banca?
«Stiamo parlando esclusivamente dell’ostacolo all’esercizio delle funzioni di Vigilanza. La competenza certamente non è del Tribunale di Roma perché le presunte attività d’intralcio che Consoli avrebbe commesso secondo i pm romani, si sarebbero svolte a Montebelluna. Anche nel caso in cui si voglia considerare diversamente quegli episodi, ciò che conta per stabilire il tribunale competente, è il luogo da cui e’ partita la trasmissione e la diffusione di queste comunicazioni». Quindi la «partita» si chiuderà a Treviso?
«Vedremo. Posso dire che certamente, si dovesse aprire una nuova udienza preliminare, solleveremo altre eccezioni».
Il trasferimento ha stoppato l’intero iter giudiziario. Consoli sarà contento...
«Più che altro, Consoli è concentrato e arrabbiato per via delle contestazione che gli vengono mosse. Nutre poco interesse per le questioni procedurali: non mi ha mai chiesto quando si prescrive questo o quell’altro reato. Invece, lo ripeto, chiede spesso quando
potrà fornire la sua versione dei fatti. Scalpita».
Il reato di aggiotaggio si prescriverà nel 2021, gli episodi di ostacolo alla Vigilanza tra il 2022 e il 2025. Si arriverà mai a una sentenza definitiva?
«Non dipende solo da avvocati o imputati. Ad ogni modo, è ciò che mi auguro».
Sicuro? La convinzione di molti è che le difese puntino proprio ad allungare i tempi...
«Lo so: le parti civili sono molto spaventate e hanno questa idea fissa. Ma è un’impressione sbagliata: Consoli ritiene di aver agito in modo corretto e non vede l’ora di poterlo dimostrare». Se è così, perché non rinuncia alla prescrizione?
«Ma scusi, le pare che in uno stato civile un cittadino debba aspettare anni prima di essere giudicato, rimanendo sulla graticola per decenni? La prescrizione non sarebbe la vittoria dell’imputato-Consoli ma una sconfitta per lo Stato».
Secondo lei, i risparmiatori hanno speranze di essere risarciti?
«Bisogna chiedersi una cosa: l’obiettivo di questo processo è quello di cercare la verità o di trovare risarcimenti? Se il processo penale diviene il luogo per rivendicazioni sociali, temo che tutte le risposte non si potranno avere. Quello dei risarcimenti, viste le dimensioni di ciò di cui parliamo, è un problema più politico che giudiziario». Allora, che processo sarà?
«Questo, me lo lasci dire, non sarà un processo al singolo imputato. Diverrà, vedendo l’impostazione che ha voluto dare fin qui la Procura di Roma, un processo al sistema delle banche popolari che tanto è stato utile a questi territori. E noi siamo pronti. Consoli è pronto».