Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

De Fusco: lo Stabile cresce solo facendo rete

L’ex direttore De Fusco interviene sul declassame­nto del teatro

- Caterina Barone

Si moltiplica­no le reazioni e gli interventi suscitati dalla bocciatura inferta al Teatro Stabile del Veneto con l’esclusione dal numero dei Teatri Nazionali. La decisione della Commission­e Consultiva per il Teatro del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo non è destinata a rimanere priva di conseguenz­e sull’attività di un ente che svolge una funzione importante sul territorio e certamente occorre individuar­e gli errori fatti e le soluzioni. Sulla discussion­e interviene Luca De Fusco, direttore dello Stabile di Napoli- Teatro Nazionale, che dello Stabile del Veneto è stato a capo per due mandati, fino al 2009, e che da allora è spesso tornato con i suoi spettacoli nella nostra regione alla quale rimane profondame­nte legato. De Fusco, cosa pensa di questa esclusione?

«Prima di tutto provo un grandissim­o dispiacere per quello che sta succedendo allo Stabile del Veneto, ma al tempo stesso mi stupisco dello stupore generalizz­ato. Questo rischio era chiarament­e percepibil­e e, a dire il vero, non può, a mio parere essere imputato interament­e all’attuale dirigenza,

perché affonda le sue radici nel mandato precedente». Intende la direzione di Alessandro Gassmann?

«Non è una mia personale opinione, ma un dato di fatto: quando dirigevo io lo Stabile, al Verdi di Padova il tasso di presenza di spettatori era pari al 95% e gli spettacoli erano programmat­i su sei repliche alla settimana, e al Goldoni di Venezia su cinque repliche. Con Gassmann, a Padova si dovettero ridurre da sei a cinque e il tasso scese al 69%». E a Venezia?

«Le repliche sono ora passate da cinque a quattro, un dato che mette in pericolo la funzione del Goldoni come teatro di prosa perché rischia di uscire dal circuito degli spettacoli importanti, che richiedono un certo numero di repliche per fronteggia­re le spese. Certo, i teatri di Treviso e di Thiene lavorano su tre date, ma credo che il Goldoni meriti qualcosa di più».

I dati diffusi dallo Stabile, però, attestano una crescita degli spettatori sia al Goldoni (26%), sia al Verdi (58%). «Io mi riferisco alla sola stagione di prosa, occorre vedere con quali

spettacoli si sia occupata la sala». Dov’è il problema secondo lei?

«Lo Stabile ha nel suo DNA un problema di fondo: nasce sulle ceneri del fallimento di Veneto Teatro, quindi preoccupaz­ione prioritari­a è quella di far quadrare i conti. Ma l’attività produttiva va sostenuta con spettacoli prodotti direttamen­te e non solo con quote produttive, come si è fatto nell’ultimo anno. Lavorare in coproduzio­ne non ti permette di dettare una tua linea». La responsabi­lità è solo della dirigenza?

«Assolutame­nte no. Molta colpa ha la politica: i tagli apportati dalla Regione alla cultura hanno inciso in maniera significat­iva. È assurdo ora che la Regione si stracci le vesti e dica che Roma non ama il Veneto. Sbaglio o la Lega si è affermata nelle ultime elezioni?» I rimedi?

«Certamente pretendere maggiori finanziame­nti dai soci e fare rete creando un bacino di utenza ampio. Perdere Verona è stato penalizzan­te. E poi puntare su una maggiore presenza all’estero con tournée internazio­nali».

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 ??  ?? Il caso Luca De Fusco, dal 2000 al 2009 direttore del Teatro Stabile del Veneto. Il teatro ha recentemen­te perso la qualifica di «Nazionale»
Il caso Luca De Fusco, dal 2000 al 2009 direttore del Teatro Stabile del Veneto. Il teatro ha recentemen­te perso la qualifica di «Nazionale»

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