Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Aldi, già mille assunti «E ora ci espandiamo»
Sfida da Verona a una Gdo frammentata: i tedeschi aprono 45 negozi
Aldi, già mille assunti in Veneto tanto per partire. La sfida del colosso tedesco della grande distribuzione nel triangolo Torino-Trieste-Firenze è partita in concreto con le prime aperture l’1 marzo. Base a Verona, dove lavorano più di 900 persone. Gli ultimi 85 addetti sono giunti dalle prime aperture tra Venezia e Verona e sono destinati a salire visto che l’obiettivo è di raggiungere 45 aperture entro fine anno.
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Aldi, mille assunti in Veneto per partire. La sfida del colosso tedesco della grande distribuzione nel triangolo Torino-Trieste-Firenze è scattata, in concreto con le prime aperture, il 1. marzo. Una prima mossa a cui hanno lavorato quasi in mille e che è partita dal Veneto, visto che la catena dei discount ha messo la sua base operativa a Verona, tra la sede direzionale al Quadrante Europa, dove lavorano in 253, e il magazzino logistico di Oppeano, area-monstre da 370 mila metri quadrati con 650 addetti che rifornirà l’intera rete.
Gli ultimi 85 addetti sono giunti dai primi negozi aperti tra Venezia (San Donà di Piave, Marcon e Mira) e Verona (Peschiera e in città nella centralissima piazza Cittadella), destinati a salire rapidamente (per dire, una delle prossime aperture dev’essere a Camposampiero, nel Padovano, vista la ricerca di personale avviata nel sito Internet), visto che l’obiettivo è di raggiungere 45 aperture entro fine anno, con altrettanti negozi tra i mille e i 1.400 metri quadrati. Negozi che, sempre secondo le indicazioni che arrivano da Verona, si punta a piazzare «in bacini d’utenza superiore ai 30 mila abitanti», meglio se con «snodi di trasporto». Partendo da aree, costruite o no, di minimo cinquemila metri quadrati(la metà nelle città).
Il tema rilevante è che, sia pure un po’ in sordina e dopo due anni d’attesa, l’ingresso di Aldi nel Nord Italia a partire dal Veneto è di non poco per il mercato della grande distribuzione organizzata. Perché su un mercato fatto di operatori non enormi, se rapportati agli standard internazionali, arriva un colosso da 80 miliardi di ricavi con 5.900 negozi in quattro continenti, dall’Australia agli Usa, e 138 mila dipendenti. L’insegna della famiglia Albrecht che ha inventato il discount (da lì la sigla Aldi) entra in un mercato italiano dei discount che vale 11 miliardi, su una rete di quasi cinquemila negozi. E in cui tra le catene di rilievo, oltre alla tedesca Lidl, 4 miliardi di ricavi nel 2016 in Italia con sede ad Arcole, nel Veronese, c’è anche la veneta Eurospin: base a Verona, tra i soci di riferimento la famiglia Mion dei supermercati Migross, guidata dall’Ad Romano Mion, Eurospin è indicata tra le aziende più dinamiche del settore, con 1.081 negozi tra Italia e Slovenia, 4,7 miliardi di ricavi 2016 (+6,8%) e 307 milioni di Ebitda.
Ma in un panorama in chiaroscuro come quello della grande distribuzione in Italia, è chiaro che la dimensione e la forza finanziaria di Aldi rischiano di pesare. Per fornire una scala, due realtà ben consolidate e dinamiche come Aspiag, la centrale a Nordest del marchio Despar, che investirà quest’anno 150 milioni, ha fatturato nel 2017 2,16 miliardi di euro, e la vicentina Unicomm della famiglia Cestaro, che opera con i marchi Famila e A&O, ha taglia simile. E tutta la centrale Selex, terzo gruppo in Italia della Gdo - a cui sono associati i gruppi veneti Alì, Unicomm e Brendolan - nel 2016 ha di poco superato i 10 miliardi di ricavi.
Certo, dicono i critici, quello di Aldi in Italia è un ingresso
I dipendenti Aldi assunti in Veneto: 253 nella sede centrale di Verona, 650 nel magazzino di Oppeano e 85 nei primi cinque negozi
tardivo, tra l’altro con un avvio dopo due anni. È stata una «attenta preparazione, uno studio a fondo del mercato, che ha permesso di definire un piano di sviluppo», a replica l’azienda.
I piani, secondo indiscrezioni, potrebbero far leva su 400 milioni di euro per lo sviluppo della rete. Puntando anche a inserirsi in aree dove ci sono già concorrenti. Come a Padova, dove Aldi ha preso all’asta l’area ex Idrotermici al capolinea nord del tram, tra due supermercati Alì e Despar. Girate come domande, sulle due questioni da Aldi non arrivano risposte: «Per politiche aziendali preferiamo non condividere informazioni in merito», è la replica. Risposta invece arriva a un’altra obiezione, sollevata di recente ad esempio dal presidente di AspiagDespar, Rudolf Staudinger: «Per loro non sarà facile svilupparsi come in altri Paesi: in Italia la cultura del cibo è importante e la qualità più elevata». «Il 75% dei nostri prodotti alimentari viene dalla collaborazione con fornitori italiani selezionati», replica Aldi. Il confronto è appena partito.