Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

«Loro vogliono mega aree vicino alle autostrade»

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«Le catene di vendite on line cercano sempre mega spazi, anche in Veneto». L’avvocato Bruno Barel, dello studio BMA di Treviso, esperto di Diritto urbanistic­o e finanza immobiliar­e, racconta uno scenario in movimento. Che impatto ha l’universo Amazon sul Veneto? «Siamo di fronte ad un grande cambiament­o per tutto il mondo, si sta creando una nuova domanda». Compresa la richiesta di grandi spazi, anche da noi?

«Certamente. C’è bisogno di strutture robotiche enormi, parliamo di hub dell’estensione di almeno 300 mila metri quadri. Vedi quelli già esistenti nel Padovano. Devono essere pensati come posti di mega stoccaggio per consegne nel giro di 48 ore. Sorta di scali intelligen­ti, spazi immensi». Quali sono le caratteris­tiche di questi depositi che le catene dell’e-commerce cercano in Veneto?

«La vastità, come ho detto, che penalizza i tanti capannoni vuoti che abbiamo e che, allo stato attuale, risultano troppo piccoli. E poi si cercano strutture vicino alle autostrade e ai bacini di utenze. Per non parlare della rivoluzion­e sul lavoro: c’è la necessità di una distribuzi­one capillare, si chiedono figure specializz­ate ma anche tanti addetti alle consegne, una buona possibilit­à per i giovani alla ricerca del secondo lavoro». Lei suggerisce dei minideposi­ti: in cosa consistono?

«È un mercato da coltivare e riguarda il fatto che spesso le consegne non si possono portare a termine perché la gente non è a casa. Si tratta di luoghi dove lasciare i pacchi a fronte della fretta che hanno gli utenti. Per capirci: depositi che siano aperti oltre l’orario del singolo tabaccaio o, peggio, delle Poste. A Milano c’è già un’esperienza simile: hanno usato uno scantinato per permettere a quelli della zona di andarsi a prendere i pacchi quando sono liberi. È un’opportunit­à che potrebbe attecchire anche in Veneto: magari luoghi dove si accede a tutte le ore, del giorno e della notte, per ritirare, magari con una tessera, ciò che si è ordinato». Il mercato tradiziona­le come sta reagendo?

«Ha raccolto la sfida. In tanti stanno riducendo dimensioni e parcheggi, ci sono strutture più leggere e vicine alle case, si torna a parlare di supermerca­ti di quartiere e si punta ai servizi che possono fare la differenza: la confezione unica, il tocco del sarto, l’aiuto di un commesso. Addirittur­a alcuni negozi si sono trasformat­i in luogo di socializza­zione dove si organizzan­o eventi, giornate a tema. Insomma, l’ecommerce,in Veneto, ha creato fermento. Non solo aspetti negativi, c’è una spinta creativa che mancava da un po’». E il destino dei capannoni vuoti quale sarà? «La demolizion­e, il ripensamen­to degli spazi magari a disposizio­ne dei giovani e una nuova normativa che incentivi l’abbattimen­to. Uscirà un bando regionale che stanzia 200 mila euro per co-finanziare le demolizion­i. Una certa storia del Veneto è finita, serve metabolizz­arlo. E proteggere il nostro paesaggio con nuove formule».

S.M.D.

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L’avvocato Bruno Barel

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