Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Ex soldato americano uccide la moglie e poi si taglia la gola

Vicenza, il folle gesto di un ex soldato Usa. Al prete aveva confessato: prima o poi mi ammazzo

- Benedetta Centin

Un ex soldato Usa della base Ederle di Vicenza, Joel Bradley Kinser di 44 anni, ha ucciso la moglie Leila Gakhirovan Kinser di 40, nella loro villetta di Pozzoleone e poi si è tagliato la gola. La scoperta è stata fatta ieri pomeriggio. L’allarme è stato dato dal sacerdote della base Setaf che sapeva che l’ex militare, originario di Boston, soffriva da tempo di depression­e. La donna, di origini russe, era distesa a letto senza apparenti segni di violenza e sarebbe stata uccisa il giorno di Pasqua. Il marito è stato trovato sgozzato in bagno. «I’m sorry» ha scritto sul pavimento l’ex soldato, quasi a chiedere perdono per quanto fatto.

Lo aveva detto al prete della base americana, in preda alla depression­e che lo attanaglia­va da qualche tempo: «Prima o poi mi ammazzo». E Bradley Joel Kinser, ex militare Usa, 44 anni da compiere a luglio, lo ha fatto davvero. Ma non prima di aver ammazzato la moglie Leila Kinser Gakhirovan, casalinga di origini russe. Probabilme­nte il giorno di Pasqua l’ha soffocata nel sonno, in camera da letto, sulla cui porta ha poi scritto il suo ultimo messaggio con il suo sangue. Ancora dedicato a lei: «I’m sorry», seguito dal simbolo del cuore e la parola «you». Le stesse scuse trovate poi dai carabinier­i in un post-it.

Solo allora, forse a distanza di minuti, forse di ore, l’americano, al lavoro nella base Ederle di Vicenza come consulente alle dipendenze di una ditta esterna, si è ammazzato. Ferendosi più volte con un coltello da cucina di circa quindici centimetri, in più parti del corpo, al braccio e al collo, girando per le stanze di casa, lasciando la scia del suo passaggio. Il taglio fatale alla giugulare, una volta in bagno, dove è stato trovato accasciato in un lago di sangue. Accanto al suo cadavere l’arma usata.

Nella bella e recente villetta presa in affitto dalla coppia di statuniten­se a Pozzoleone, tra strade di campagna e verde a tratti ancora incontamin­ato, ieri pomeriggio i balconi erano chiusi, le porte e i cancelli sbarrati. I telefoni muti. Per troppo tempo. Un silenzio prolungato che ha angosciato il prete del comando Usa, il quale in questo periodo stava particolar­mente vicino al 44enne, appunto perché depresso. E proprio il sacerdote ieri pomeriggio ha dato l’allarme.

Erano le 16 quando military police, carabinier­i della Setaf, poi raggiunti dai colleghi della compagnia di Thiene e del Nucleo investigat­ivo di Vicenza, sono arrivati davanti alla villetta, in un complesso residenzia­le occupato per lo più da americani. Al campanello non rispondeva nessuno, e nemmeno al telefono, che però gli investigat­ori hanno sentito suonare da dentro la casa. Di qui la decisione di sfondare la porta.

La scena del crimine al piano di sopra. Lì c’erano i due cadaveri. In stanze diverse. La donna era in camera, supina sul letto, e non c’erano segni evidenti di violenza. Secondo i primi accertamen­ti del medico del Suem chiamato sul posto doveva essere morta 24 ore prima, strangolat­a o più probabilme­nte soffocata. Forse con una mano sulla bocca. E chissà per quanto tempo suo marito è rimasto a guardare la compagna, a disperarsi per averle tolto la vita. Chissà dopo quanto — minuti o ore — si è deciso a farla finita. Tutte domande che potranno trovare risposta con le consulenze

Prima ha soffocato la compagna, poi si è ferito più volte con un coltello, fino al colpo fatale

mediche che potrebbe delegare già nelle prossime ore il pubblico ministero Claudia Brunino. Ieri il magistrato ha effettuato un lungo sopralluog­o nella villetta, insieme agli investigat­ori del Nucleo investigat­ivo.

Di certo l’ex militare originario di Boston ha vagato per la casa, si può pensare in preda alla disperazio­ne. Si è armato di un coltellacc­io da cucina e lo ha usato contro di lui: sul corpo c’erano infatti diversi tagli e ci sono diverse tracce di sangue segno del suo passaggio. Solo quando, in bagno, ha affondato la lama all’altezza del collo, è riuscito nel tragico intento.

Una fine drammatica in cui il 44enne ha voluto trascinare anche lei, la donna che diceva di amare (anche se si vocifera di una presunta crisi), arrogandos­i il diritto di decidere anche della sua vita. Senza darle possibilit­à probabilme­nte di capire, di reagire, lei minuta, lui massiccio, alla sua forza, alla sua disperazio­ne.

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in casa a Pozzoleone, sempre nel Vicentino
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