Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Unitalsi contro la Francia «Stop ai viaggi in treno, ci boicotta: ora pullman»
A Pasqua l’ultima disavventura: «Bloccati al confine»
Rischia di essere la proverbiale goccia che fa traboccare il vaso. E che potrebbe mettere, non subito, ma quasi certamente nel giro di pochi anni, la parola fine a una tradizione tra le più consolidate nelle Diocesi del Veneto: il pellegrinaggio in treno a Lourdes. Quello più popoloso, oltre tremila in partenza ogni anno ai «tempi d’oro» (fino a dieci anni fa) è organizzato dalla Diocesi di Verona. E puntualmente, da decenni, la partenza è fissata il lunedì di Pasquetta. Questa volta, però, qualcosa è andato storto. A mandare nel caos la scaletta, uno sciopero indetto dal personale delle ferrovie francesi. La notizia si è sparsa giovedì, nel pieno dei preparativi per le feste pasquali.
La macchina organizzativa della Diocesi e dell’Unitalsi, l’associazione italiana che organizza i viaggi per i malati a Lourdes, si è subito messa in moto. Non si poteva saltare un appuntamento preparato da mesi, con centinaia di ammalati, alcuni dei quali nemmeno in condizioni di muoversi autonomamente. Peraltro, in un anno che segna una ricorrenza importante per chi crede: il 160esimo anniversario dell’apparizione della Vergine a Bernadette, a cui si somma il 115esimo dalla fondazione della stessa Unitalsi. Alla fine i pellegrini sono riusciti ad anticipare tutto di dodici ore, con partenza notturna alle 22.30 dalla stazione di Porta Nuova. Senza, o quasi, defezioni dell’ultimo momento: appena 15 sui 563 iscritti alla partenza (altri 400 circa si aggiunge- ranno, domani, con gli aerei, per un totale di 953 tra ammalati, volontari e semplici pellegrini). L’obiettivo era di varcare la frontiera prima dell’alba, in modo da poter proseguire in treno. Ma non è stato possibile: a Ventimiglia gli organizzatori sono stati informati che non era possibile proseguire in treno. La soluzione è arrivata in tempi rapidi, ancora una volta, grazie ai buoni uffici dell’Unitalsi: sono stati messi a disposizione tredici pullman, tre dei quali attrezzati per malati gravi. Alla fine la comitiva veronese è arrivata a destinazione ieri sera. «Ce l’abbiamo fatta — racconta Raffaello Ferrari, presidente di Unitalsi Verona — nonostante le molte difficoltà. C’è stata un po’ di preoccupazione, ma poi tutto si è risolto per il meglio. E ci fa piacere che poche persone abbiano rinunciato».
Le conseguenze di tanti disagi però ci saranno. Da tempo infatti Unitalsi e Diocesi stanno pensando di rinunciare ai treni. Lo sciopero indetto dal personale dell’Sncf, una delle principali società di trasporto transalpine contro una riforma del settore varata dal governo, c’entra solo fino a un certo punto. Anche perché la protesta, che durerà per 48 ore, inizierà oggi. C’entra di più l’indisponibilità delle ferrovie francesi, notano i pellegrini, rimasti sorpresi di essersi visti negare il transito nonostante l’anticipo di quasi una giornata. Il treno dell’Unitalsi è un convoglio speciale, che transita dando la precedenza alle altre linee. Una volta solo a quelle veloci, moltiplicatesi, nel frattempo, con i nuovi treni ad Alta Velocità.
Ma, ultimamente, le fermate sono diventate un po’ troppe e un po’ troppo lunghe, come spiega don Roberto Vesentini, delegato della Diocesi di Verona per l’Unitalsi, con un’esperienza ultradecennale nei pellegrinaggi a Lourdes. «La verità è che ci si mette sempre più tempo — conferma il sacerdote — un tempo ci impiegavamo 18 ore, adesso 24, anche 25. Ci fermiamo ad aspettare persino treni merci».
Sono tempi eccessivi, visto che molti viaggiatori devono fare i conti con patologie debilitanti. E il treno, semplicemente, non è più efficiente. Ecco perché, conti alla mano, si pensa di farne a meno. «Non accadrà magari subito — prosegue don Vesentini — ma il futuro è di altri mezzi: per noi pullman e aerei. I primi, finalmente, sono attrezzati per
Don Vesentini Un tempo ci impiegavamo 18 ore, adesso 25. Ci fanno passare davanti anche i treni merci
portare persone con problemi deambulatori, i secondi sono sempre più convenienti».
Insomma, la scene delle grandi partenze in stazione, con amici e parenti che salutano con il fazzoletto, potrebbero una volta per tutte essere relegate alle foto storiche.