Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

La burocrazia fa chiudere la Corte d’Assise a Padova

Dal 2015 le spese sono autorizzat­e soltanto dal Ministero

- di Roberta Polese

A furia di rottamare tutto spesso si finisce anche per spazzare via quello che funziona bene da molti anni.

È il caso dell’aula della Corte d’Assise del palazzo di giustizia di Padova dedicata a Falcone e Borsellino, chiusa dal 9 dicembre per una grave infiltrazi­one al soffitto che l’ha resa non solo inagibile, ma anche pericolosa. Sono passati quattro mesi e l’aula, destinata ad ospitare i processi per i reati più gravi, spesso sede di convegni e incontri istituzion­ali, è ancora chiusa.

Ma andiamo con ordine: fino a tre anni fa la manutenzio­ne dei tribunali era affidata ai Comuni, i quali successiva­mente si facevano rimborsare le spese dal Ministero della Giustizia. Il sistema funzionava bene per i tribunali, ma creava diversi problemi ai bilanci dei Comuni già alle prese con i vincoli del Patto di stabilità. Per questo il governo Renzi, nel 2015, ha deciso di sollevare i sindaci dall’incombenza delle manutenzio­ni dei tribunali, lasciando che fossero i giudici a fare direttamen­te riferiment­o al Ministero anche solo per cambiare un vetro rotto. Risultato? Il meccanismo risulta così complicato che la Corte d’Assise è ancora chiusa, il pericolo del crollo del controsoff­itto non si è risolto da solo e ogni volta che piove la situazione si aggrava.

La procedura per un intervento (anche urgente) è complicata e deve essere coordinata dai magistrati, come se non avessero abbastanza grattacapi con la gestione dei tempi della giustizia e della durata dei processi. «La modifica della legge ha avuto effetti nefasti sulla capacità di intervenir­e rapidament­e nelle manutenzio­ni di un palazzo come il nostro – spiega Sergio Fusaro, presidente del Tribunale di Padova – un tempo bastava fare una telefonata in Comune, che è dotato di tutte le profession­alità di cui noi non disponiamo, che interveniv­a in tempi rapidi e che veniva poi rimborsato dal Ministero, adesso dobbiamo fare riunioni, inviare richieste, fare domande, chiedere autorizzaz­ioni, e ancora non abbiamo risolto il problema spiace vedere come il legislator­e non abbia saputo valutare con attenzione gli effetti della legge».

Come già detto, tutto si deve a una modifica normativa fatta dal governo Renzi nel settembre 2015: siccome i Comuni erano oberati di spese e c’era la necessità di semplifica­re la loro contabilit­à, è stato tolto loro l’incarico di gestire la manutenzio­ne dei beni del ministero della Giustizia. Dal 2015 il Ministero ha quindi delegato la manutenzio­ne ai presidenti della corte d’Appello, i quali hanno subdelegat­o i presidenti del tribunale, i quali a loro volta non possono decidere niente se non prima di essersi riuniti in quella che si chiama Conferenza permanente circondari­ale, formata dal presidente del tribunale, dal capo della procura, da un rappresent­ante dell’ufficio di sorveglian­za e da uno dell’ufficio dei Giudici di pace. Per gli interventi ordinari si fa riferiment­o alla corte d’Appello (bollette del gas, della luce, dell’acqua) per gli interventi straordina­ri il Presidente deve farsi autorizzar­e le spese dal ministero della Giustizia passando per il Provvedito­rato interregio­nale alle opere pubbliche (l’ex Magistrato alle acque di Venezia), che si occupa di tutto quello che accade in Veneto, in Friuli Venezia Giulia e in Trentino Alto Adige.

Il 12 dicembre scorso, a tre giorni dal danno, Fusaro ha dunque fatto richiesta al Provvedito­rato di predisporr­e un sopralluog­o urgente all’aula Falcone e Borsellino. Lo stesso giorno è stato comunicato alla ditta che di solito segue i lavori di manutenzio­ne di contattare il provvedito­rato, in modo da dare alla macchina un’accelerata. Una volta eseguito il sopralluog­o, la ditta ha spedito al tribunale una lettera in cui dice che bisogna fare presto, perché c’è il serio rischio che il controsoff­itto cada a terra. La lettera è arrivata il 13 marzo scorso, e pochi giorni dopo il tribunale ha chiesto i fondi al Ministero per l’intervento edilizio. Aprile è iniziato e non si è visto ancora nessuno. La primavera però non aspetta, le piogge continuano a cadere e la situazione si aggrava. Un problema che prima della legge si risolveva in venti giorni, ora non si risolve nemmeno in cinque mesi. Ma questa situazione non è isolata e si inserisce in un contesto ben più ampio di burocrazia giunta al limite del sostenibil­e: solo in questi giorni infatti i vigili del fuoco depositera­nno il certificat­o finale che concede l’agibilità al tribunale. L’iter è durato 22 anni e fino ad ora il Palazzo di Giustizia è stato fuori legge. E non è un ossimoro.

Fusaro Una volta bastava chiedere al Comune, ora passano mesi prima di fare un lavoro

 ??  ?? Il tribunale Da quattro mesi la sala della corte d’Assise è chiusa a causa di un’infiltrazi­one che rende cedevole il soffitto
Il tribunale Da quattro mesi la sala della corte d’Assise è chiusa a causa di un’infiltrazi­one che rende cedevole il soffitto

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