Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Il salvataggio delle venete pesa sul debito pubblico per 11 miliardi di euro
I conti di Eurostat. Baretta: risarcimenti, decreto a giorni
L’impatto del salvataggio della banche venete sul debito pubblico pesa per 11,2 miliardi di euro. É il conto finale di Eurostat. In particolare vale tra lo 0,2 e lo 0,3% del rapporto deficit/Pil (4,7 miliardi). Le nuove stime del Conto delle Amministrazioni Pubbliche includono la contabilizzazione degli effetti della «liquidazione coatta amministrativa di Bpvi e di Veneto Banca».
C’è chi nel crac delle ex popolari venete ha perso milioni, chi centinaia o decine di migliaia di euro. Poi c’è chi, ossia ogni singola famiglia italiana, per salvare le filiali, i lavoratori e l’operatività del sistema Veneto Banca–Banca Popolare di Vicenza, ha pagato 662 euro. E’ il frutto di un’operazione aritmetica eseguita ieri dal Codacons sui dati diffusi poco prima da Eurostat, l’istituto di statistica europeo, sull’impatto che gli sforzi profusi dal Governo per porre rimedio alla mala gestio di Vicenza e Montebelluna avrà sui rapporti di deficit e di debito sul Pil nazionale per il 2017.
Il dato preciso lo ricaverà oggi l’Istat ma i numeri prodotti dagli uffici della Commissione europea, peraltro già intuibili dalle tabelle contenute nella legge di conversione del decreto «salva-popolari» dello scorso giugno, sono chiari. Per Eurostat, cioè, il denaro pubblico impiegato è pari a 14,7 miliardi, che saranno solo in parte bilanciati dai 10 miliardi attesi dalle operazioni di paziente recupero dei crediti deteriorati nei prossimi anni. «Il risultato – sentenzia ovviamente l’istituto - è un impatto negativo di 4,7 miliardi da registrare a valere sul deficit 2017», cioè un maggiore peso sull’indicatore che lega deficit e Prodotto interno lordo fra i due e i tre decimi. In sostanza si potrebbe passare dall’1,9% al 2,1% o più, oggi si saprà meglio. Per quanto riguarda invece il debito, qui occorre stimare un peso ulteriore di 11,2 miliardi (4,8 come intervento diretto dello Stato e 6,4 come garanzia concessa a Intesa Sanpaolo sul credito vantato verso le Banche in liquidazione). Un valore, dunque, che andrà ad incidere sulla stima 2017 del rapporto fra debito e Pil del 131,6% finora calcolata dall’Istat.
Fin qui i conti pubblici con la relativa e immaginabile serie di contestazioni per l’ennesimo caso di soccorso pubblico verso soggetti privati attraverso denaro sottratto dalle «tasche degli italiani». Ad attendere per i prossimi giorni un’iniziativa del Governo a vantaggio, invece, di chi dal tracollo degli istituti è stato danneggiato, sono intanto i risparmiatori traditi.
Il sottosegretario al ministero delle Finanze, Pier Paolo Baretta, ha annunciato ieri che, molto probabilmente, la legge con cui è stato istituito il Fondo di ristoro da 100 milioni in quattro anni avrà il suo decreto attuativo entro questa settimana. Di come funzionerà – chi ne avrà diritto, in che misura, con quale priorità eccetera – se ne potrà dunque forse già parlare nell’incontro con le associazioni dei consumatori previsto per venerdì sera, a Mestre, al quale presenzierà lo stesso esponente di governo. «Quello che si può anticipare – ha detto ieri Baretta – è che in linea di massima sarà affidata alla discrezione dell’arbitro (l’Autorità anti-corruzione, Anac, la scelta dei soggetti che, per una serie di ragioni legate alla pesantezza del danno, hanno maggiore urgenza di ottenere un riconoscimento. E questo vale indipendentemente dalla loro posizione di azionisti od obbligazionisti e senza escludere chi abbia sottoscritto l’offerta di transazione del 15% dello scorso anno». Le contestazioni politiche? «Intanto cominciamo ad applicare la legge che c’è, poi il nuovo parlamento potrà modificarla come crede e rimpinguare la dotazione. Che le risorse siano scarse non l’ha mai negato nessuno».
Nel frattempo va registrato un flop nel tentativo della Liquidazione della Banca popolare di Vicenza di collocare direttamente sul mercato due pacchetti di crediti riferibili a due società (Infracom e Galzignano Terme resort). In attesa che possa entrare in campo la Sga, insomma, si tenta qualche scorciatoia ma senza fortuna. Andrà meglio per la cessione del ramo leasing di Claris (ex Veneto banca) per il quale sono in corso due diligence da parte di Finint e Goldman Sachs, cassa Centrale Banca e Alba leasing.