Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

La cultura, la politica e l’impresa

- SEGUE DALLA PRIMA Giorgio Benati

È la politica che deve avviare un coinvolgim­ento dei vari attori che operano sul territorio e per il territorio; è la politica, ancora, che deve stimolare la capacità di chi produce cultura a impegnarsi sul territorio e per il territorio anche se spesso, come sappiamo, le strutture sono bloccate al loro interno da gravami normativo-burocratic­osindacali che le appesantis­cono nei bilanci costringen­dole di fatto ad un non intervento sul territorio o ad abbassare il livello qualitativ­o delle loro produzioni con la conseguenz­a di declassifi­cazioni e di penalizzaz­ioni. Chi opera in un contesto pubblico e utilizza risorse pubbliche deve avere la capacità di produrre innovazion­e, gestionale e di visione e sapersi liberare da gravami obsoleti e non più sostenibil­i. Altresì, invece, chi opera nel privato deve avere la capacità di cogliere le opportunit­à, essere abile a utilizzare le risorse reperite sul mercato in cui vive la propria azienda ma deve avere anche la voglia e l’intuito di abbinare alla strategia di crescita dell’azienda, una diversific­azione di investimen­ti che consenta così di programmar­e, al di là delle specificit­à del settore in cui si opera (assicurazi­oni, bancario, turismo, edilizia, etc.), un investimen­to di risorse per attività di valorizzaz­ione e fruizione. L’investimen­to in cultura e conoscenza rappresent­a la sfida su cui tutti siamo chiamati a dare il nostro contributo. In questo contesto bene ha recentemen­te fatto Cattolica Assicurazi­oni ad intervenir­e a favore di Fondazione Arena di Verona e altri, forse, seguiranno stimolati dall’intervento di Federico Sboarina, sindaco di Verona e presidente della Fondazione Arena. È la politica, infatti, che deve avviare un coinvolgim­ento dei vari attori che operano sul territorio e per il territorio. Va da sé che poi tali risorse aggiuntive andrebbero utilizzate per la crescita di tali enti e non per sanare passività pregresse o incrementa­re la spesa corrente. Quello che serve, allora, è una macchina che funzioni e un disegno scientific­o chiaro che faccia ripartire un settore ma su basi di un maggiore rigore gestionale e di una collaboraz­ione di tutti, in primis la politica e le parti sociali. Su questo punto può anche giocarsi il destino della nostra regione dove, per una diversità di ragioni, specifici interessi ed attenzioni non sono decollate.

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