Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Le promesse elettorali, «Suburra» e la sfiducia «Mai l’ospedale a Est»
In politica, si sa, quello che oggi è nero, domani può essere bianco. Conta solo il presente. E il passato finisce presto nel dimenticatoio.
Ma nel momento «storico» in cui l’aula di Palazzo Moroni dà il via libera alla realizzazione del nuovo ospedale a Padova Est, pur con la garanzia che il «vecchio» nosocomio di via Giustiniani sarà parzialmente mantenuto e ristrutturato, non si può non ricordare che c’è stato un tempo, nemmeno troppo lontano, in cui l’attuale maggioranza di centrosinistra non solo vedeva come fumo negli occhi l’ipotesi di collocare il futuro polo medico sanitario proprio a Padova Est, ma riteneva anche che un nuovo ospedale non fosse necessario e che bastasse potenziare quello esistente. Questo tempo, che vista l’attualità può sembrare incredibile, risale a tre istanti ben precisi.
In primis, a ottobre 2015, quando Massimo Bettin e Antonio Bressa, allora segretario provinciale e cittadino del Pd, oggi invece portavoce del sindaco Sergio Giordani e assessore comunale al Commercio, annunciano la distribuzione in 100 mila copie di un volantino con un’immagine capovolta del Ponte Darwin (per evocare la copertina del film «Suburra») e con scritto «Padova Est, una vicenda torbida che attende ancora risposte»: insomma, secondo Bettin e Bressa, «c’è più di qualche punto oscuro» nell’operazione con cui l’allora sindaco Massimo Bitonci ha deciso di posizionare il nuovo ospedale nell’area di San Lazzaro, tanto che l’allora deputato del Pd Alessandro Naccarato si affretta a presentare un esposto in procura, poi archiviato, per denunciare «una gigantesca speculazione e immobiliare».
Quindi, il secondo istante da tenere a mente risale a novembre 2016 quando 5 consiglieri dell’allora maggioranza (Antonio Foresta, Carlo Pasqualetto, Manuel Bianzale, Fernanda Saia e Riccardo Russo) decidono di sfiduciare Bitonci dal notaio, insieme con i 12 colleghi dell’allora opposizione, perché «ha tradito il programma elettorale» che, in tema di ospedale, prevedeva la soluzione «nuovo su vecchio». L’ultimo istante da non dimenticare, infine, è quello di giugno dello scorso anno quando Coalizione Civica, determinante per la vittoria di Giordani al ballottaggio, scrive chiaramente nel suo programma elettorale: «Diciamo no a un nuovo ospedale, la sanità non ha bisogno di consumare nuovo suolo». L’idea del movimento arancione, che fa capo all’attuale vicesindaco Arturo Lorenzoni, è insomma quella del «nuovo su vecchio», basata sulla convinzione (con tanto di rendering presentati in conferenza stampa) che il nuovo polo medico possa nascere sullo stesso sito che ospita quello esistente, ampliandolo e soprattutto ammodernandolo.
Adesso però va fatto un rilievo importante, perché la tesi che l’ospedale debba rimanere in via Giustiniani, evidentemente ben radicata all’ombra del Santo, è coincisa nelle ultime due tornate elettorali con la volontà della maggioranza dei padovani. Sia nel 2014 quando Bitonci, promettendo appunto il «nuovo su vecchio», ha avuto la meglio su Ivo Rossi che, con a fianco tutto il Pd, propendeva per un nuovo nosocomio a Padova Ovest. E sia nel 2017 quando Bitonci, tornato nel frattempo sui suoi passi e schierato stavolta per Padova Est (dopo aver tentato invano la soluzione di via Corrado), è stato sconfitto dal tandem Giordani-Lorenzoni, abile nel riproporre il «nuovo su vecchio» alla vigilia del ballottaggio. Insomma, alla fine di questa lunga storia, ricca di dietrofront sia dall’una che dall’altra parte, un insegnamento c’è. Garantendo che l’ospedale resta lì dov’è oggi, la vittoria alle elezioni è pressoché assicurata. Poi, però, bisogna fare i conti con la realtà. Ovvero con Regione e Università che, ormai da una quindicina d’anni, non fanno che ripetere che «nuovo su vecchio non si può fare».