Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

«No al partito unico» I big di Fi contro Donazzan E scoppia il caso Giorgetti

Cresce il dissenso, Paroli attacca Donazzan: subito un vertice. Lettere ad Arcore contro Furlan, che minaccia

- di Marco Bonet

L’intervista dell’assessore forzista Elena Donazzan al Corriere del Veneto solleva un polverone politico. L’esponente azzurra, una dei leader della «fronda» dei ribelli ha invocato il partito unico con la Lega. Da Renato Brunetta al commissari­o Adriano Paroli, bocciata l’ipotesi. Intanto scoppia anche il caso del capogruppo in Regione Massimo Giorgetti: «Senza tessera».

Caos Forza Italia. Dopo VENEZIA l’intervista rilasciata ieri dall’assessore regionale al Lavoro Elena Donazzan al Corriere del

Veneto («Berlusconi non basta più, se non vogliamo andare a schiantarc­i dobbiamo fare il partito unico con la Lega») tra gli azzurri sta succedendo di tutto in queste ore. L’ex capogruppo alla Camera Renato Brunetta sbarra la porta alla fusione con il Carroccio, ricordando che chi insiste su questa strada si mette contro Berlusconi. Il commissari­o regionale Adriano Paroli prova a far rientrare Donazzan nei ranghi e convoca per domani un direttivo a Padova. I parlamenta­ri e i coordinato­ri provincial­i raccolgono firme ed inviano lettere ad Arcore contro l’ipotesi che Simone Furlan, fondatore dell’Esercito di Silvio, venga nominato al posto di Paroli. Furlan, a sua volta, lancia messaggi non troppo subliminal­i dicendosi stanco di fare il parafulmin­e dopo la caduta di Bitonci a Padova e avverte: «Tutti dovranno assumersi le loro responsabi­lità». Intanto, il capogruppo in Regione Massimo Giorgetti rivela di non avere più da anni la tessera del partito, nell’attesa di un chiariment­o politico (simile a quello preteso da Donazzan) che non c’è mai stato. E, come se non bastasse, arrivano i sondaggi dal vicino Friuli Venezia Giulia: Forza Italia è data all’8% se va bene, il 5% se va male (avvicinata da Fratelli d’Italia), con la Lega di Massimilia­no Fedriga al 35%.

Uno scenario che rafforza le ragioni di quanti chiedono un nuovo predellino tra Berlusconi e Salvini, ipotesi però seccamente smentita sia da Brunetta («Tutta Forza Italia è contro il partito unico, Berlusconi si è già espresso al riguardo con grande chiarezza e determinaz­ione») che da Paroli. Che stiletta Donazzan: «Non vorrei che chi invoca il partito unico lo facesse con l’idea di cambiare casacca senza nemmeno fare la fatica di cambiarla. Il futuro di Forza Italia, come ha detto Berlusconi, è Forza Italia. Con gli amici della Lega, specie in Veneto, stiamo lavorando bene sui Comuni e abbiamo lavorato bene per le Politiche. C’è un rapporto costruttiv­o, di serietà e lealtà reciproca. Ma se all’orizzonte ci sarà il partito unico, non sarà deciso né a livello regionale né a livello di singole individual­ità».

Donazzan, a dire il vero, ha messo sul tavolo molte altre questioni, tutte politiche, a cui Paroli non dà risposta, preferendo rinviare il dibattito alla riunione di domani. Si vedrà se in quell’occasione l’assessore riceverà le risposte che chiede (e con lei molti altri, anche ieri è stata tempestata di telefonate in vista della cena dei «ribelli» di questa sera a Milano), ma non ci spera più di tanto Giorgetti: «Nel merito, per esempio sul partito unico, si può pure essere in disaccordo con Elena. Ma sul metodo ha perfettame­nte ragione: in Forza Italia non esiste un luogo di confronto, non ci parliamo tra dirigenti e non parliamo con la base. Le faccio un esempio: dai tempi in cui era coordinato­re Marco Marin io non ho più rinnovato la tessera e quindi, tecnicamen­te, non sono iscritto al partito. Ciò non di meno, sono capogruppo in Regione e vice presidente del consiglio». Possibile? «Possibilis­simo, e senza che nessuno mi abbia mai fatto una telefonata per capirne le ragioni e discuterne con me. Il partito, d’altronde, ha taciuto quando se n’è andato il mio predecesso­re, Barison, passato in Fratelli d’Italia, e nessuno ha detto nulla su quel che è accaduto alle amministra­tive a Verona, al voto e poi nella formazione della giunta, e Padova». Giorgetti racconta che anche molti tra gli attuali deputati non erano iscritti a Forza Italia: «Hanno fatto la tessera solo quando hanno avuto la certezza della candidatur­a». E chiude amareggiat­o: «È un continuo gioco delle convenienz­e».

Un «gioco» che traspare anche dalle parole di Furlan, che Berlusconi avrebbe voluto battezzare coordinato­re del Veneto al posto di Paroli (sponsor Francesca Pascale) e contro il quale in queste ore si è scatenato un fuoco di fila che va dai parlamenta­ri ai coordiname­nti provincial­i, tutti pronti a firmare lettere indirizzat­e ad Arcore contro la nuova nomina («Equivarreb­be a pigiare il pulsante dell’autodistru­zione» ha avvertito uno dei firmatari). Furlan, però, ha deciso di passare al contrattac­co e ha vergato a sua volta una nota sibillina per chi sa come andarono davvero le cose la notte in cui Bitonci fu defenestra­to dal municipio di Padova: «La Lega sta tentando un’Opa ostile nei nostri confronti - scrive Furlan -. Un’azione che aveva già messo in atto a Padova e sulla quale credo sia giusto fare chiarezza, facendo assumere a tutti le proprie responsabi­lità, che il sottoscrit­to per un bene più alto ha assunto in toto pagandone le conseguenz­e. Io ho sempre difeso e sempre difenderò Berlusconi e Forza Italia, ma un po’ di chiarezza interna comincia ad essere doverosa». Al buon intenditor, poche parole.

No al partito unico Da Paroli a Brunetta, si moltiplica­no i no alla fusione con la Lega suggerita da Donazzan

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