Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Niente tasse a chi riapre un negozio «Esclusi i Compro oro e le sale slot»

Stanziato dal Comune fondo di 100 mila euro. Bressa; «Aiuto alle medie imprese»

- Angela Tisbe Ciciola

Una scommessa che PADOVA richiede coraggio e che, quindi, merita un incentivo. È in quest’ottica che il Comune ha deciso di abbonare le tasse comunali a chi decide di avviare un’attività commercial­e, negozio, bar o attività artigianal­e in un locale chiuso da più di un anno. Il progetto «Riapriamo con te», per cui Palazzo Moroni ha stanziato un fondo di 100 mila euro e in base al quale all’imprendito­re saranno rimborsati, fino a un importo massimo di 5 mila euro, i tributi comunali, la Tari, il canone Osap (il consumo del suolo per i plateatici) e l’imposta di pubblicità.

«L’iniziativa è pensata per le piccole e medie imprese — chiarisce l’assessore al Commercio, Antonio Bressa — potrà accedere all’agevolazio­ne chiunque prenda in carico un locale inferiore ai 500 metri quadrati. La ratio del progetto è che chi può permetters­i superfici maggiori non ha bisogno di questo tipo di aiuto. Il tutto finalizzat­o alla riqualific­azione della città, con un occhio di riguardo per la prima periferia».

In genere, infatti, i negozi del centro non rimangono vuoti per un periodo così lungo, come spiega anche il presidente dell’Ascom, Patrizio Bertin: «Sono le periferie le aree che hanno più sofferto e che ora hanno bisogno di essere rianimate, per questo motivo avevamo posto per primi il problema al Comune. Incentivan­do la riapertura di un negozio o di un bar, si crea movimento e quindi sicurezza. E così facendo si attirano anche altri investimen­ti». Non tutte le attività, naturalmen­te, sono comprese nel progetto.

«Sono esclusi i Compro oro, i money transfer, i centri massaggi, i Phone center, le sale giochi e scommesse e tutti quegli esercizi dotati di apparecchi che consentono vincite in denaro — continua Bressa —. Inoltre chi chiede l’agevolazio­ne è chiamato a rispettare alcuni requisiti fondamenta­li: non deve avere situazioni di morosità con il Comune, non dev’essere in stato di fallimento, non deve avere soci o amministra­tori colpiti da una delle misure stabilite dalla legge antimafia e, infine, non deve aver già usufruito di deroghe relative ai regolament­i in materia di commercio o altri contributi pubblici».

Le candidatur­e al progetto partiranno solo a metà settembre. Da allora, ci saranno due mesi di tempo per poter presentare domanda. «Abbiamo già un esercente che si è detto interessat­o — aggiunge il segretario dell’Appe, Filippo Segato —. L’importante è che la voce si sparga, anche perché il Comune si è già detto disponibil­e ad aumentare il fondo in caso di bisogno. E poi consideria­mo l’aiuto concreto che questa iniziativa può dare a un barista o a un negoziante: Tari e Osap sono le imposte più onerose per noi». Ma a quanto ammontano in media le tasse di questo tipo? Difficile dirlo, le variabili sono molte.

«Parliamo comunque di diverse migliaia di euro — spiega ancora l’assessore al Commercio —. Basti pensare a due esempi reali: un’enoteca del centro di 140 metri quadrati spende 563 di tassa per il suolo pubblico, cui si aggiungono 2167 euro di Tari. Un bar in zona Santo, invece, spende 449 euro solo di pubblicità, 4 mila di Tari e circa 7 mila di osap. Ecco, nel primo esempio potremmo rimborsare in toto le tasse, nel secondo arriveremo al tetto massimo di 5 mila euro, dando comunque una grande mano all’imprendito­re».

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