Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
A 13 anni vittima delle bulle: si butta dalla finestra della scuola
Venezia, ragazzina tenta il suicidio: ha fratture e lesioni. La mamma: «Subito chiarezza» Eleonora Biral
È uscita dalla classe e si è lanciata dalla finestra. Una tredicenne di una scuola veneziana ha tentato il suicidio: ora è in ospedale con una frattura all’anca e lesioni alle vertebre. La madre aveva denunciato ai carabinieri episodi di cyberbullismo da parte di un gruppo di ragazze.
Ha chiesto di poter andare in bagno durante la lezione. L’insegnante non ha notato niente di strano in lei e le ha dato il permesso. Pochi minuti dopo, un collaboratore scolastico l’ha trovata a terra, nel cortile. Si era lanciata dalla finestra. E adesso è all’ospedale con una frattura all’anca e lesioni alle vertebre e probabilmente dovrà essere operata. Protagonista della vicenda, una tredicenne residente in un comune del Veneto orientale che ieri mattina ha tentato il suicidio. Un gesto che si ipotizza possa essere legato ad alcuni atti di bullismo che la giovane aveva subito nel corso degli ultimi mesi.
La mamma si è rivolta subito a due avvocati: «Si faccia chiarezza», dice. È stata proprio lei, nel dicembre del 2017, a presentare denuncia per cyberbullismo ai carabinieri dopo aver scoperto che la figlia era stata presa di mira da alcune coetanee. La giovane già nelle settimane precedenti aveva manifestato una situazione di disagio. Non era più quella di prima e aveva anche cercato di togliersi la vita.
Con il passare del tempo la verità è venuta a galla. La 13enne ha rivelato alla mamma di essere stata insultata da un gruppo di ragazze all’interno di una chat. Offese pesanti, gratuite alle quali, però, uscendo allo scoperto ha deciso di non arrendersi. La madre è riuscita a entrare in possesso della chat e dopo aver letto tutte le umiliazioni riservate alla giovane ha consegnato tutto agli carabinieri. La denuncia è stata poi presa in carico dalla procura dei minori di Venezia. Allo stesso tempo la donna si è rivolta al servizio sanitario nazionale affinché la ragazzina ricevesse un supporto psicologico nell’affrontare un momento così difficile. Il percorso di assistenza sembrava andare nella direzione giusta. La madre ha seguito passo dopo passo i miglioramenti e, piano piano, la 13enne aveva ricominciato a sorridere. Della denuncia all’epoca è stata subito informata anche la scuola che, sottolinea la mamma, «si è impegnata e ha fornito un grande aiuto». La situazione però è precipitata di nuovo la settimana scorsa, quando la giovane ha ricominciato a stare male. E la madre ha capito subito che c’era qualcosa che non andava tra i banchi di scuola.
Il gruppo di studentesse l’aveva presa di mira un’altra volta. Altri insulti, ancora umiliazioni. Venerdì scorso la donna si è rivolta al dirigente scolastico e l’ha informato che la ragazzina era stata nuovamente offesa e presa in giro. La donna ha trovato l’appoggio del preside che, contattato, ha preferito non rilasciare dichiarazioni. Nel fine settimana, poi, la 13enne ha approfittato dei momenti liberi per uscire con gli amici e andare a mangiare una pizza. Sembrava stare un po’ meglio. E così anche lunedì: non è andata a scuola perché doveva sbrigare delle commissioni insieme alla madre, secondo la quale sembrava serena. A scuola ci è tornata ieri e qualcosa evidentemente è successo. Soccorsa da un’ambulanza, la giovane è stata accompagnata nel reparto di pediatria dell’ospedale di Ca’ Foncello di Treviso. Proprio qui l’ha raggiunta subito la madre che, successivamente, si è rivolta agli avvocati Walter Drusian e Matteo D’Anna del Foro di Venezia. «Vengano trovati i responsabili — è il suo appello —. Quello che è successo serva da esempio perché cose come questa non devono accadere più». Il bagno dell’istituto è stato posto sotto sequestro e i carabinieri in queste ore stanno ricostruendo la dinamica dei fatti, dalla denuncia di dicembre al gesto estremo di ieri.