Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
«Dormo poco perché penso troppo»
Prima il dovere, poi il piacere. La settimana «esplorativa» di Maria Elisabetta Alberti Casellati si concluderà come sempre, cioè con il rientro a Padova e la visita all’amica Rosy Garbo: prima di salire al Quirinale, infatti, la presidente del Senato aveva già fissato il consueto appuntamento con la sua stilista di fiducia. «Elisabetta deve venire a ritirare dei vestiti - spiega Rosy Garbo -. Le avevo chiesto se potevo spedirglieli a Roma, ma mi ha risposto di non preoccuparmi». Casellati guida Palazzo Madama da 26 giorni e ha continuato a visitare Rosy Garbo tutti i venerdì: «Le guardie del corpo restano fuori, perché lei dice che il mio atelier è come casa sua svela la stilista -. Prima di entrare ricambia i saluti degli altri negozianti, dopo stiamo sul divano e chiacchieriamo finché non arriva suo marito Giambattista». Inutile negare che un po’ di tensione c’è: «L’ultima volta Elisabetta mi ha detto che ha dormito pochissimo perché vuol pensare a tutto - dice Rosy Garbo -. E’ una donna che ama essere consigliata, sia dal marito che dalla figlia Ludovica. Non a caso ora vuole stare un po’ più tempo a casa con la sua famiglia e dovrà rinunciare a qualche cena: dopo la nomina al Senato ce n’è stata una all’azienda di catering «La Mappa» di Selvazzano, dov’è stata festeggiata da una sessantina di amici». L’ultima battuta è sul vestito, lo stesso già indossato per la nomina al Senato: «E’ un blu istituzionale, l’ha scelto il marito e lo abbiamo definito il suo portafortuna. Ora Elisabetta deve essere un po’ più rigorosa, ma con la bella stagione ci sarà più spazio per il colore e per il bianco, che lei adora».
Chi conosce bene Casellati è la psicologa Vera Slepoj: «Elisabetta sente un forte senso di responsabilità, che comporta un po’ di fatica ma anche l’entusiasmo e l’orgoglio di rendersi utile al Paese». Nel frattempo Casellati ha interrotto l’attività in palestra: «Io seguivo la figlia Ludovica e lei mi ha presentato sua mamma, che poi ho seguito per sette anni e mezzo - racconta Alessandro Paratore, l’ex personal trainer -. Durante gli allenamenti portava il telefono con sé e ogni tanto si fermava per rispondere alle chiamate».