Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Pfas, adesso la procura indaga per «disastro ambientale»

Il procurator­e incontra le mamme: «Chiuderemo l’inchiesta entro l’anno»

- Centin

«Disastro ambientale». È il reato ipotizzato dalla procura di Vicenza per l’inquinamen­to da Pfas che interessa ampie zone a cavallo tra le province di Vicenza, Verona e Padova. Ieri il procurator­e capo, Antonino Cappelleri, ha incontrato alcune «mamme no-Pfas» assicurand­o che l’inchiesta sarà chiusa entro l’anno.

Inchiesta Pfas: la procura di Vicenza ora ipotizza il disastro ambientale e conta di chiudere entro l’anno le indagini preliminar­i sulle sostanze perfluoro alchiliche scaricate nella falda che serve una vasta zona a cavallo tra le province di Vicenza, Verona e Padova, e da lì nell’acquedotto e nel sangue di migliaia di cittadini.

Ad annunciarl­o, ieri mattina, il procurator­e Antonino Cappelleri durante l’incontro con una delegazion­e di «mamme no Pfas» tornate a chiedere «l’immediato sequestro di tutto il sito Miteni», quell’azienda di Trissino che, per l’accusa, sarebbe responsabi­le dello sversament­o, tanto che nove tra ex ed attuali manager sono indagati. Lo stabilimen­to di Vicenza sapeva di inquinare, almeno per la procura che ora parla di vuoto normativo, visto che «le sostanze inquinanti che sono state scaricate da Miteni non erano previste tra quelle espressame­nte vietate dalle leggi antinquina­mento». Gli inquirenti si sono posti degli obiettivi a scadenza: «Arrivare a concludere gli accertamen­ti tecnici, che si svolgono ad altissimo livello scientific­o, prima dell’estate – ha spiegato Cappelleri – e chiudere le indagini preliminar­i entro l’anno». Accertamen­ti tecnici che, per sostenere l’ipotesi del disastro ambientale (che si prescrive in 15 anni), dovranno confermare che l’inquinamen­to c’è e che questo comporta quantomeno un rischio per la salute pubblica. Visto che per disastro ambientale si intende «un inquinamen­to tanto vasto da incidere nell’ambiente in maniera decisiva». È sufficient­e quindi «avere la certezza scientific­a sulla rischiosit­à per incardinar­e il processo» spiega Cappelleri, che fa sapere: «Per ora rinunciamo ad accertare, per questione di tempo, i danni compiuti», per quanto su questo aspetto potrebbe innescarsi un ulteriore processo.

Il riferiment­o è all’indagine epidemiolo­gica regionale che impiegherà una decina di anni e che riguarda Pfas e patologie connesse. A breve, invece, arriverann­o le risposte dal pool di esperti a cui i pm Hans Roderich Blattner e Barbara De Munari hanno affidato la super consulenza e cioè Tony Fletcher - dirigente della Sanità pubblica inglese che condusse le ricerche nel caso analogo di inquinamen­to negli Usa, quello della multinazio­nale Dupont - e quattro specialist­i dell’Istituto Superiore di Sanità, chiamati a stabilire se Pfas e mini Pfas siano rischiosi per la salute pubblica.

Ieri, intanto, una delegazion­e di «mamme no Pfas» dell’area rossa dei 21 Comuni compreso un papà con la maglia «state avvelenand­o mio figlio» - ha parlato «di speranza data dal procurator­e» al quale ha chiesto il sequestro dell’impianto Miteni e il rispetto della salute. E domenica i gruppi del Movimento No Pfas accerchier­anno simbolicam­ente l’azienda di Trissino, con incontri, relazioni e mobilitazi­oni. «Bene l’iniziativa della magistratu­ra, fare giustizia è un dovere - commenta Laura Puppato, ex senatrice Pd che da tempo segue la vicenda - la legge sugli ecoreati consente agli investigat­ori di inquadrare correttame­nte il problema a livello penale e, soprattutt­o, individua modalità di percorso che, nei fatti, impediscon­o la decadenza del reato».

Genitori no-Pfas Avvelenano i nostri figli, serve rispetto per la salute: la Miteni va posta sotto sequestro.

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