Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
«Allora temevo i comunisti, oggi ho paura di tutti»
Il 18 aprile del ‘48 era il segretario della Democrazia Cristiana di Camposampiero e sorvegliava i seggi. Oggi, Antonio Prezioso, 93 anni racconta: «Allora temevo i comunisti, ora mi fanno tutti paura».
Il 18 aprile 1948 Antonio Prezioso sorvegliava i seggi. Nato nel 1925, a ventitré anni era il giovane segretario DC di Camposampiero, e la paura di allora, spiega, era che «i comunisti potessero dare l’assalto». Dopo aver infilato nell’urna la scheda con la croce sullo scudo crociato, dalla roccaforte democristiana dell’alto padovano Prezioso coordinava i suoi militanti contro i rossi. Settant’anni più tardi, separato da quel passato da un mare di Novecento e di antinovecento, Prezioso è serenamente in pensione dopo una vita spesa nel proprio mestiere e nei propri ideali - professore di lettere nei licei, autore di libri, è stato assessore regionale nella prima giunta veneta del 1970. Ma, spiega, se nel ’48 ad essere pericolosi erano i comunisti che guardavano a Mosca, adesso politicamente «sono tutti pericolosi, perché non guardano da nessuna parte. E cambiano idea a ogni piè sospinto». Prezioso, come fu il suo 18 aprile ’48? «Ero segretario di partito e durante la notte tra la domenica e il lunedì, e poi durante lo spoglio delle schede il giorno successivo, avevamo organizzato un gruppo di giovani di Camposampiero perché tenessero sotto controllo i seggi elettorali». Temevate brogli? «Temevamo un assalto dei comunisti ai seggi, che poi non venne. Proprio perché la nostra era area bianca cercavano di sfondare in qualche modo. Erano mesi di battaglie serrate, la presenza dei comunisti era concreta, palpabile. Ricordo che Amerigo Clocchiatti, esponente PCI, veniva spesso a Camposampiero a tenere comizi. A livello locale, i comunisti venivano soprattutto da Cadoneghe, il centro rosso dell’Alta Padovana. Mentre Camposampiero e Cittadella erano roccaforti bianche. E poi c’erano i monarchici che cercavano di rubarci voti a destra...». Lei votava per la prima volta? «Sì. Nel ’46, per il referendum istituzionale, non avevo ancora compiuto ventun’anni. C’era emozione, ovviamente. E soprattutto c’era la voglia di poter dire qualcosa attraverso il mio voto, per la prima volta, e quindi di essere un cittadino a pieno diritto».
1948-2018. Allora avevate paura di Togliatti. Oggi?
«Oggi sono tutti pericolosi. Nel ’48 i comunisti guardavano a Mosca, adesso nessuno guarda più a niente. Ogni settimana cambiano indirizzo e orientamento. Siamo un po’ allo sbando. Per quanto riguarda la mia area politica, la responsabilità è anche di Renzi, che ha voluto superare i limiti ideologici del passato, volendo guardare al futuro e parlando in nome della concretezza. Ma così ha privato la vita politica di un riferimento ideale».
I Cinque Stelle e Salvini sono quelli che lottano contro il sistema, come i comunisti settant’anni fa?
«Non ho una buona opinione dei Cinque Stelle. Ma mi sembra che in questo momento l’elemento più negativo nella nostra politica sia Matteo Salvini. Perché non ha nessun contatto con la situazione attuale. Sui migranti, per esempio, è fuori dalla realtà. I movimenti di popoli ci sono sempre stati, e sono un vantaggio, perché portano sempre qualcosa alla società, naturalmente con le dovute cautele. Il pericolo più forte oggi è quello di una Lega lontana da ogni analisi e presa di posizione concreta e realistica».
Le paure Furono mesi di battaglie, e c’erano i monarchici che cercavano di rubarci di voti a destra
Ideali Nel ‘48 i comunisti guardavano a Mosca, ora nessuno guarda più a niente. Siamo allo sbando