Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
La mamma della 13enne che ha tentato il suicidio «Ora le bulle vengano fuori, ma la legge deve cambiare»
«Sono arrabbiata. Si poteva e si doveva fare qualcosa di più. Chi sa com’è andata racconti la verità».
A parlare è la mamma della tredicenne veneziana che martedì mattina ha tentato il suicidio a scuola. È seduta nell’ufficio dei suoi due avvocati, Walter Drusian e Matteo Giuseppe D’Anna, con le braccia conserte e il volto provato di una donna che per mesi ha fatto di tutto per fermare gli insulti che la figlia era costretta a subire da parte di un gruppo di coetanee. Una figlia che adesso è ricoverata con fratture all’anca e al naso e lesioni alle vertebre dopo essersi lanciata dal bagno di un istituto del Veneto orientale.
Sebbene per gli investigatori sia presto per collegare il gesto estremo agli atti di bullismo, per la donna non ci sono dubbi. Anna (il nome è di fantasia, ndr) «è sempre stata una ragazza serena e a dicembre dell’anno scorso è cambiata – racconta la donna -. Era nervosa, non mangiava e non dormiva. Mi ha rivelato che un gruppo di ragazze la prendeva in giro».
La madre ha pensato a normali screzi tra adolescenti, le ha detto di lasciar perdere ma nelle settimane successive la situazione è peggiorata. Tanto che Anna ha provato a tagliarsi le vene. «È stata all’ospedale quattro giorni – ricorda la donna -. Così mi sono rivolta ai carabinieri e al servizio sanitario nazionale».
La madre ha scoperto che un gruppo di cinque o sei coetanee tormentava sua figlia sia con insulti a scuola che in una chat online e ha sporto denuncia per cyberbullismo ai carabinieri, che hanno informato la procura dei minori. Subito dopo ha fatto intraprendere alla figlia un percorso di supporto psicologico e ha informato la scuola che, precisa, «si è impegnata ci ha aiutati». Nelle settimane successive la situazione è migliorata. Anna ha ricominciato a essere serena, anche se il rendimento scolastico era calato. Perciò la mamma l’ha iscritta a un doposcuola e le è sempre stata vicina.
«La accompagnavo dalle amiche – dice - controllavo lei e il suo telefono». A marzo, però, le bulle sono tornate in azione e di nuovo la settimana scorsa. «Giovedì ha subìto altre offese» aggiunge la madre che il giorno dopo è andata a scuola per informare il preside. «Nel fine settimana si è divertita con le amiche e lunedì ha saltato le lezioni perché avevamo degli impegni», aggiunge la madre. Martedì, quando è rientrata a scuola, era serena. È possibile che sia accaduto qualcosa durante la ricreazione, tanto che poco dopo Anna ha chiesto all’insegnante di andare in bagno, è salita sul davanzale e si è lanciata nel vuoto. Adesso è all’ospedale e dovrà subire tre interventi, di cui uno stamattina.
«Stanotte (ieri, ndr) non ha dormito. Mi ha detto che non vuole più parlare di quello che è successo, ha detto “Voglio dimenticare”» racconta la madre: «Continuerò a starle vicino ma chiedo giustizia. Non ho problemi a perdonare, queste ragazze hanno sbagliato come sbaglia anche mia figlia ma è il momento di dire la verità, si facciano avanti».
Una verità che i carabinieri stanno cercando di far emergere. «Se la legge fosse intervenuta prima, magari non sarebbe accaduto. Credo nella Giustizia e mi aspetto una svolta nell’indagine».
La donna, ascoltata dai carabinieri, non iscriverà Anna in un’altra scuola. «Queste persone ci sono dappertutto – dice -. Come genitori dobbiamo aiutare i nostri figli, stare attenti. Io ho fatto tutto ciò che potevo».