Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Scandalo dei diamanti venduti dalle banche, truffati anche i padovani
Almeno 4 i casi accertati. Il garante sanziona gli istituti
Si erano fidati della banca che aveva proposto loro l’acquisto di diamanti: un investimento sicuro in un bene che con gli anni avrebbe acquistato pregio. Peccato però che nessuno, in banca, li avesse informati che della cifra pagata per l’acquisto delle pietre, solo il 20 per cento corrispondeva al loro valore, mentre tutto il resto erano commissioni.
Uno scandalo scoppiato nel 2016 in tutta Italia che ha portato l’anno scorso il Garante per la concorrenza e il mercato a sanzionare per milioni di euro le banche coinvolte, Unicredit, Intesa, Mps e Popolare di Milano, oltre alle due aziende, una di Roma e una di Milano, che si sarebbero occupate della commercializzazione dei diamanti per condotta ingannevole e fuorviante.
Un giro d’affari, secondo le stime del presidente di Federcontribuenti Nord Est, Marco Zanetti, da circa due miliardi di euro, di cui una cinquantina di milioni nel solo Nordest, con un numero di clienti tra i 200 mila e i 400 mila tra cui anche quattro padovani. «Parliamo di piccoli risparmiatori over 50 – racconta l’avvocato dei quattro, Vittorio Panin –. Hanno acquistato diamanti che vanno da mezzo carato a 0,80 carati tra il 2008 e il 2014, pagandoli migliaia di euro, uno di loro anche 13mila». Cifre che dalle banche erano state presentate, appunto, come il reale valore della pietra. «Ai risparmiatori venivano mostrate quotazioni dei diamanti fatte pubblicare dalle due aziende sui giornali – spiega Zanetti -. Non esistono però quotazioni per i diamanti e quelle cifre erano fittizie. Prendiamo il diamante da 13mila euro: in realtà ne vale circa un quarto. Il resto erano commissioni di cui però nessuno parlava. Ed è proprio per questo silenzio che le banche e le aziende sono state sanzionate».
Gli acquirenti ricevevano, tre o quattro volte l’anno, report dalla banca sulla crescita del valore della pietra, cifre ancora prive di fondamento. Poi, però, da dicembre 2016, più nulla: nessuna comunicazione sui diamanti, neanche quei bollettini tanto attesi. «Uno dei miei assistiti non sapeva nulla della sanzione arrivata alle banche e così a marzo 2018 si è recato in filiale per chiedere notizie – continua Panin -. L’unica cosa che gli è stata consegnata è un foglio di carta su cui si leggeva una frase preoccupante: “L’attività di vendita è stata sospesa così come la pubblicazione dei prezzi”. A quel punto ha chiesto il mio intervento».
Quello che ora chiedono i proprietari dei diamanti è che venga loro restituito quanto speso. «L’importante però è che anche tutti coloro che hanno il sospetto di essere caduto nello stesso “raggiro” si facciano avanti senza vergogna – conclude Zanetti -. C’è ancora troppa omertà da parte loro, hanno paura di essere giudicati. Ma di questo non devono preoccuparsi».