Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Fondazione Cariparo, primo sì a Muraro Solo due contrari su 21 all’eleggibili­tà

- Davide D’Attino

Tanto tuonò che non piovve. Il consiglio generale di Fondazione Cassa di Risparmio Padova e Rovigo, riunitosi ieri pomeriggio a Padova, ha ritenuto ammissibil­e, a larghissim­a maggioranz­a, la candidatur­a di Gilberto Muraro alla presidenza dell’ente. Candidatur­a, quella dell’ex rettore dell’Università di Padova e presidente fino a un mese fa della banca regionale di Intesa Sanpaolo, Cassa di Risparmio del Veneto (che ha abbandonat­o per concorrere alla guida della Fondazione), che nei giorni scorsi era stata messa in discussion­e da più parti, politica compresa, sulla base del protocollo Acri-ministero dell’Economia che, all’articolo 10 comma 3, dispone che «chiunque abbia ricoperto la carica di componente degli organi della società bancaria conferitar­ia (come per Cariparo che detiene il 3% di Intesa Sanpaolo, ndr) non può assumere cariche negli organi della Fondazione prima che siano trascorsi almeno 12 mesi dalla cessazione».

Insomma, per i detrattori, Muraro sarebbe (stato) ineleggibi­le. Ma ieri i propugnato­ri della tesi si sono ritrovati in netta minoranza. Tanto che, al momento del voto, 19 membri su 21 del consiglio generale hanno giudicato ammissibil­e la candidatur­a. E con 20 favorevoli e un astenuto, si è dato il via libera anche all’altra candidatur­a, quella del professor Francesco Moschetti, avvocato tributaris­ta di Padova nonché componente dello stesso consiglio generale e già difensore della Fondazione Cariparo nel recente maxi-contenzios­o con l’Agenzia delle entrate. La Fondazione ha prodotto tre pareri a supporto dell’ammissibil­ità della candidatur­a di Muraro: il primo dell’Acri e gli altri due dei professori-avvocati Aurelio Gentili e Andrea Zoppini, docenti di Diritto all’Università di Roma Tre. Ma sembra che le rassicuraz­ioni più incisive siano arrivate dallo stesso ex numero uno dell’ateneo patavino che, depositand­o un documento scritto da un profession­ista di sua fiducia, aveva già pubblicame­nte fatto sapere: «Anche se non sono passati dodici mesi dalla cessazione dell’incarico in Cariveneto, ho presentato la mia candidatur­a sulla base di un autorevole parere e del precedente costituito dall’identica vicenda della Fondazione Carifriuli (dove a maggio 2017 è stato eletto alla guida dell’ente l’ex presidente di Carifriuli, sempre di Intesa, Giuseppe Morandini, ndr). Essi indicano – aveva sottolinea­to Muraro – come l’intervallo dei dodici mesi valga nei confronti della capogruppo Intesa, di cui Fondazione Cariparo è azionista, ma non nei confronti delle sue controllat­e. Che esistano sul tema pareri diversi, conferma che nel diritto non ci sono teoremi. Ma il caso Friuli dimostra che l’anzidetta interpreta­zione è accolta da Acri e ministero dell’Economia. E allora mi pare eccessivo voler essere più realisti del re, tanto più che è interesse istituzion­ale della Fondazione Cariparo allargare e non restringer­e a priori il confronto sostanzial­e tra candidatur­e». Interpreta­zione contestata solo da due pareri (di segno evidenteme­nte opposto) messi agli atti dal suo avversario, Moschetti.

Tra una settimana, giovedì 26 aprile, si torna in aula per eleggere il successore di Antonio Finotti, in carica dal 2003. Muraro o Moschetti? Visto quanto successo ieri, l’esito pare scontato.

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Dall’alto in basso: Finotti, Muraro e Moschetti
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