Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
H-Campus, ora Padova si «offre» a Donadon
IL PROGETTO INNOVAZIONE E BUROCRAZIA L’imprenditore: «Verifiche? Con 65 milioni devi essere portato al risultato»
Dopo la minaccia dell’imprenditore Riccardo Donadon di portare a Milano, a causa dei ritardi burocratici, il suo progetto di campus innovativo (65 milioni di euro), si fa avanti il Comune di Padova che suggerisce come sede l’ex caserma Romagnoli. Ma intanto la questione divide.
C’è un investimento gigantesco che preme: 65 milioni di euro per realizzare su un’area di 31 ettari situata nel Comune di Roncade, tra le campagne di Jesolo e Treviso, fino al 2016 inidonea all’edificazione, un maxi polo formativo dell’innovazione (26mila metri quadrati di edifici per ospitare 1800 studenti tra i 5 e i 25 anni). E c’è il frontman di quel progetto — finanziato da «Finint investments» (leggi Enrico Marchi), con la partecipazione di due colossi come Cattolica e Cassa depositi e prestiti — che teme ulteriori ritardi nell’avvio dell’opera, dopo che la Commissione regionale per la «Via» (la Valutazione impatto ambientale, organo tecnico indipendente dalla giunta) gli ha imposto all’unanimità ulteriori verifiche sul maxi insediamento, specie per quanto riguarda le problematiche idrogeologiche. Il sunto dei sunti.
Ma è questa, in poche parole, la partita che sta giocando Riccardo Donadon, l’«innovatore» per eccellenza della nostra regione, fondatore dell’incubatore «H-Farm», che tre giorni fa, accusando apertamente la Regione dell’amico governatore Luca Zaia («I mali del nostro Paese si trovano purtroppo anche qui»), ha minacciato di trasferire il suo progetto («H-Campus») a Milano. La questione, ovviamente, ha infiammato la polemica.
Quella che vediamo — ci si è chiesto — è l’impazienza dell’imprenditore che, pensando di chiudere più velocemente la partita, teme di vedersi sfuggire il business tra le mani o è invece l’ennesima dimostrazione di insidia della piovra burocratica? Ieri il diretto interessato è tornato sulla vicenda: «Nel 2018 — ha scritto in un tweet Donadon — se un proponente si presenta alla PA (pubblica amministrazione,
con un assegno in mano da 65M per fare una scuola lo prendi per mano e lo accompagni nel più breve tempo possibile al risultato. Indicandogli la soluzione non giocando a Indovina la soluzione. Non e’ privato contro pubblico». Con lui si sono schierati in tanti: ieri sera, per dire, erano oltre seimila le firme raccolte dalla petizione «Costruire il futuro» sulla pagina Facebook di H-Farm. E altrettanti sono stati gli endorsement raccolti . Come quello del professor Paolo Gubitta, ordinario di Organizzazione aziendale all’Università di Padova, che sempre su Facebook ha scritto: «Chi glielo dice a chi è giovane adesso? Chi si merita il disgusto di ricominciare? Alla nostra società serve una chiara “soglia minima di certezza amministrativa” per orientare le decisioni economiche». Senza dire della vera grande apertura di ieri, cioè quella arrivata dal Comune di Padova che, assieme a «Invimit», la società del Ministero proprietaria dell’ex caserma «Romagnoli» (15 ettari a ridosso del centro città), ha «offerto» a Donadon gli spazi dell’ex struttura militare oggi in disuso. «Abbiamo letto sui giornali dell’impasse — ci ha detto al telefono l’architetto Elisabetta Spitz, amministratore delegato di Invimit — e d’accordo con il sindaco Sergio Giordani abbiamo pensato che la Romagnoli potesse rappresentare una soluzione interessante. A giugno faremo un concorso di idee per la trasformazione della base e a questo punto, ovviamente, invitiamo Donadon a partecipare». Così, ieri, nel coro di voci alla fine si è distinta solo Italia Nostra: «Per la prima volta la Regione si esprime in modo autorevole davanti a un potente — ha dichiarato il presidente trevigiano Romeo Scarpa — e dimostra attenzione al territorio invece di procedere con le solite deroghe». La partita sarà lunga.
Paolo Gubitta Chi glielo dice a chi è giovane adesso? Chi si merita il disgusto di ricominciare