Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Licenziato un disabile la fabbrica in sciopero

- di Marco de’ Francesco

L’azienda licenzia un disabile. E i colleghi entrano in sciopero. Succede alla Npe, l’ex Procond di Longarone, nel Bellunese, azienda finita in mani cinesi ma guidata da management entrata nell’orbita del gruppo De’ Longhi, dove i sindacati hanno impugnato il licenziame­nto.

Uno sciopero corale, con presidio. «Hanno partecipat­o tutti, operai e impiegati», spiega Luca Zuccolotto della locale Fiom Cgil. «D’altra parte – afferma Matteo Caregnato di Fim Cisl – i lavoratori hanno capito che si tratta di una vicenda che va oltre il singolo: riguarda la dignità e l’etica del lavoro in generale». Capita a Longarone. Ieri hanno incrociato le braccia in serie, dalle 13 alle 14 e dalle 14 alle 15, prima un gruppo e poi l’altro dei dipendenti della Npe, la ex-Procond, ora di proprietà cinese ma con management De’ Longhi.

«Il fatto – continua Zuccolotto – è che hanno licenziato un lavoratore appartenen­te alle categorie protette. Tutelato dalla legge». Quella norma, cioè, che ha come obiettivo «la promozione dell’inseriment­o e dell’integrazio­ne lavorativa delle persone disabili». Per la verità la persone in questione aveva iniziato anni fa come tutti gli altri. La sua particolar­e condizione, su cui i sindacati non si dilungano per questioni di privacy, è emersa poi, nel corso del tempo. L’altro fatto è che il lavoratore ha superato il «comporto di malattia» (periodo in cui al datore di lavoro è impedito di licenziare il dipendente malato) ed è pertanto stato silurato. «Non ce lo aspettavam­o – afferma Caregnato – Il dipendente, dopo un periodo di malattia, era tornato a lavorare; poi, se è vero che ha superato il periodo di comporto, è anche vero che molti giorni di malattia erano legati alla sua particolar­e condizione; in terzo luogo perché il dipendente è conosciuto da tutti come un gran lavoratore, e come una persona onesta e corretta». Insomma, non è il caso di chi si è allungato un po’ la malattia – dicono i sindacati - ma quello di chi ha dovuto affrontare le conseguenz­e della disabilità. Il licenziame­nto è avvenuto la scorsa settimana. «Speravamo che l’azienda tornasse indietro nella propria decisione – afferma ancora Caregnato – invece è andata dritta. Prima di scioperare abbiamo atteso la versione di Npe che si è limitata ad osservare il superament­o del periodo protetto». E ora? «Noi – continua Caregnato – abbiamo subito impugnato il licenziame­nto, chiedendo la reintegra del lavoratore. Intanto, il dipendente è a casa, con la Naspi». Lo stabilimen­to bellunese (290 dipendenti) faceva parte del gruppo bolognese Selcom, finito in concordato. Poi, a settembre 2017 è stato acquisito da De’ Longhi, gruppo trevigiano degli elettrodom­estici. A fine febbraio è passato ai cinesi di H&T. «Ma è rimasto – termina Caregnato – il management De’Longhi; non sappiamo chi abbia preso la decisione».

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Sit -in I lavororato­ri della Npe davanti alla fabbrica

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