Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Il Padova in B, esplode la festa
Dopo quattro anni (e un fallimento) la squadra torna tra i Cadetti. L’urlo della città, i selfie dei giocatori La Reggiana non vince a Bergamo e regala ai biancoscudati la promozione. Bonetto: «Gioia incredibile»
Dopo quattro anni (e PADOVA un tormentato fallimento) il Calcio Padova riconquista la Serie B. Un successo che è arrivato «in differita», ieri sera, per effetto della sconfitta della Reggiana a Bergamo, in casa dell’AlbinoLeffe. Gli emiliani dovevano vincere per poter sperare ancora nell’aggancio ai biancoscudati, ma l’impresa non è andata a buon fine. E all’ombra del Santo è stata subito festa tra selfie dei giocatori del Padova e bandiere in piazza. Il presidente Roberto Bonetto esulta. «Una gioia incredibile. È il risultato del lavoro di tutti, di tutto quello che abbiamo fatto per tanto tempo, di questa cavalcata». Il direttore sportivo Giorgio Zamuner: «Avremmo meritato di festeggiare domenica pomeriggio ma alla fine ce l’abbiamo fatta, ed è questo ciò che conta».
Due date, due momenti PADOVA opposti: 15 luglio 2014, 23 aprile 2018. Prima il buio, la notte fonda, la sparizione dal calcio professionistico. Poi la resurrezione, la luce, la gioia e il premio a chi ha saputo costruire come mai si era visto a queste latitudini. Quattro anni dopo, il Padova torna da dov’era venuto: è serie B, è matematica, è finalmente gioia allo stato puro. Alle 22.24 di lunedì 23 aprile 2018, arriva la certezza tanto attesa, la squadra, l’allenatore e i giocatori, tutto lo staff sono riuniti alla Guizza. Tentano di tenerlo segreto, ma in realtà le voci corrono e i giornalisti li raggiungono. Il coro è quello più scontato: «Ce ne andiamo, ce ne andiamo in Serie B».
Pochi minuti prima il presidente Roberto Bonetto, tesissimo e scaramantico fino in fondo, aveva respinto i primi assalti dei cronisti: «Lasciatemi guardare la partita, ci sentiamo alla fine!». Poi, una volta terminata Albinoleffe-Reggiana, il numero uno di viale Rocco libera la gioia alla Guizza, dove si è ritrovata la squadra per festeggiare la promozione: «Sono troppo felice, non so cosa dire, è una gioia incredibile. È il risultato del lavoro di tutti, di tutto quello che abbiamo fatto per tanto tempo, di questa cavalcata. Speravamo di festeggiare ieri, ma adesso non conta più nulla». Raggiante anche il direttore sportivo Giorgio Zamuner: «Avremmo meritato di festeggiare domenica pomeriggio – urla di gioia il dg – ma alla fine ce l’abbiamo fatta e siamo in Serie B. questa è la cosa più importante». Scatta il coro, ancora una volta, quando l’orologio segna le 22.33: «Ce l’abbiamo fatta, ce l’abbiamo fatta – si sbraccia il vicepresidente Edoardo Bonetto –. Dedico la vittoria a mio padre, che ha avuto la tenacia di andare avanti quando avremmo potuto mollare tutto. E questa è la gioia più bella, il giorno più bello della mia vita».
Sfilano uno a uno i giocatori, uno dopo l’altro, con la birra che scorre e con la felicità che finalmente può essere liberata. Il padovano Simone Salviato è quello più felice: «Adesso posso anche morire – grida –. Essere qui a festeggiare la promozione del Padova da padovano per me è la cosa più bella che possa esistere. A gennaio ho voluto venire qui a tutti i costi, sono rimasto fermo nella mia posizione fino a quando non ho ottenuto quello che volevo. Una cosa che volevo da tanti anni». Ecco Trevor Trevisan: «Avevo un conto in sospeso da quando sono andato via qualche anno fa e sono tornato per chiuderlo. Dire che sono felice è poco».
Nonostante la frenata di Fermo, c’è chi sta peggio della capolista, ormai irraggiungibile. È la Reggiana, che perde a Bergamo con l’Albinoleffe e vede scemare definitivamente le speranze dell’aggancio al primo posto. Che fosse la serata giusta lo si era capito subito, dopo appena tredici minuti, quando Kouko gonfia la rete con deviazione decisiva di Ghiringhelli. Un gol che indirizza il match in modo deciso in direzione Albinoleffe, quindi indirettamente del Padova, e che taglia le gambe a una Reggiana in affanno, senza difesa e con l’infortunio dell’unico centrale disponibile (Rozzio) che aggrava definitivamente un’emergenza senza precedenti. Eberini è costretto a schierare quattro giocatori, tutti fuori ruolo, per gestire una situazione oggettivamente difficilissima.
Ma dopotutto che importa? Alla fine quello che conta è l’essere arrivati sin qui. È qui la festa. Dopo l’ultimo urlo del 21 giugno 2009, con il blitz di Busto Arsizio griffato Totò Di Nardo che ora non è più solo. Nove anni dopo ecco un’altra promozione. Diversa, meno improvvisata, più ragionata, costruita con pazienza, mattone dopo mattone, fino all’urlo finale. Griffata Pierpaolo Bisoli, che dopo la tripla cavalcata di Cesena aggiunge un altro mattone a una carriera che parla da sé. Obiettivo raggiunto, con gioco e carattere. Un carattere da B.