Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

L’azienda va male, i titolari rubano i propri tir

Facevano sparire i mezzi e incolpavan­o gli operai. Indagati anche per calunnia

- R.Pol.

Sembrava che gli affari PADOVA andassero bene, poi improvvisa­mente alcune commesse non sono state agganciate, e i soldi in azienda hanno faticato ad entrare. Nell’aprile del 2013 un’ottantina di autisti alle dipendenze della ditta di trasporti Busatta & Cecchin si stabiliron­o davanti ai cancelli dell’azienda a Bastia di Rovolon per protestare contro da decisione di chiudere. «Colpa delle banche che non ci danno linee di credito», aveva detto il titolare. Ma dietro a quel fallimento c’era anche altro. Tanto che oggi Giovanna Busatta e Renato Cecchin, titolari dell’azienda, sono a processo per appropriaz­ione indebita di innumerevo­li semirimorc­hi (alcuni venduti in Lituania), calunnia, per aver incolpato i dipendenti di aver rubato i camion e una sfilza di reati tributari (292.819,42euro di somme dovute e mai versate) e fallimenta­ri. Il processo è stato avviato davanti al tribunale collegiale, a fare le indagini fu il pm Emma Ferrero che acquisì tutta la documentaz­ione dei carabinier­i. Ieri in aula per circa due ore hanno parlato i carabinier­i intervenut­i nell’aprile del 2013 per sedare una rivolta dei dipendenti. «Ci avevano chiamati perché sembrava fosse iniziata una rissa» ha ricordato ieri davanti ai giudici il maresciall­o della stazione di Rovolon quella primavera: «Quando siamo arrivati abbiamo visto i camion di Cecchin lasciare lo stabilimen­to di Bastia – ha raccontato – gli abbiamo chiesto dove stessero andando quei tir e i manager dell’azienda ci risposero che venivano trasferiti in una sede in Lombardia, in quell’occasione abbiamo trovato anche il fratello del titolare (Renzo Cecchin ndr) che era alla guida di un camion senza autorizzaz­ioni». Lo stato di crisi della ditta finì sotto i riflettori della Cisl che seguì passo passo la vertenza. Renato Cecchin subì anche un processo per il mancato versamento di oltre 200mila euro al Fisco durante la crisi. Ma venne assolto, perché il giudice ritenne che non era reato non pagare il Fisco se la ditta era in crisi. Era il 2014 e di quella sentenza si parlò a lungo perché proprio in quegli anni si assisteva a un numero sempre più importante di imprendito­ri che si toglievano la vita per i debiti nei confronti di Equitalia. Quella sentenza fu un riscatto per tutti. Ora la vicenda potrebbe essere vista da tutt’altra prospettiv­a.

Il fisco Anni fa l’azienda era diventata famosa: i titolari furono assolti per non aver pagato le tasse La rissa Durante lo stato di crisi di fronte allo stabilimen­to fu quasi sfiorata una rissa tra titolari e operai.

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