Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Bassano, l’ultima lite ferma i lavori del ponte
Lite infinita, lavori fermi e lettere legali. E’ tutto da rifare
L’ultimo scontro fra il Comune e l’impresa, la Nico Vardanega Costruzioni, fa saltare i lavori per il restauro del Ponte di Bassano. Una storia tra cause e liti.
Il Ponte degli Alpini è «malato». E a distanza di sei anni dalla prima segnalazione sulle sue condizioni precarie, non è ancora iniziata la cura per rimetterlo in sesto.
Simbolo di Bassano del Grappa e capolavoro di architettura di Andrea Palladio, unico nel suo genere al mondo per struttura e materiale (interamente di legno), è ancora in attesa dell’inizio dell’intervento di restauro. Eppure la spesa prevista per i soli lavori, circa 5 milioni e 2mila euro, è già coperta da contributi esterni: 3 milioni dal ministero per i Beni culturali, 1 milione 700mila dalla Regione e un altro milione dalla Fondazione Cariverona. La struttura lignea sta lentamente cedendo ma, tranne qualche operazione minore (la rimozione delle tegole dalla copertura, la messa in asciutta di una porzione del fiume Brenta per iniziare a sistemare le fondazioni) il consolidamento vero e proprio non è iniziato.
Da alcuni mesi il cantiere è fermo. E i tempi potrebbero allungarsi ulteriormente dopo l’ultimo scontro fra il Comune e l’impresa Nico Vardanega Costruzioni di Possagno che ha in appalto i lavori. La ditta trevigiana ha comunicato di volersene andare interrompendo l’opera «per non essere stata messa nelle condizioni di lavorare e per i problemi riscontrati con la direzione lavori» e ha presentato il conto: un milione 200mila euro. Ma potrebbe esserci anche una richiesta danni «per andamento anomalo del cantiere», per altri 395mila euro. «A seguito dell’ingiusta attivazione della procedura di risoluzione contrattuale avviata dal Comune scrive l’azienda, motivando la decisione - abbiamo richiesto al direttore dei lavori alcune precisazioni del progetto nella speranza di poter recuperare, per quanto possibile, una sufficiente operatività del cantiere. Purtroppo non abbiamo avuto alcuna risposta e non possiamo che prendere atto dell’impossibilità a continuare proficuamente i lavori».
Secondo la Vardanega il progetto non è eseguibile per carenze e difetti. Dal fronte opposto, invece, c’è chi accusa l’impresa di «usare questa mossa per opporsi all’incasso della polizza fideiussoria che il Comune chiederà se il contratto sarà rescisso». Secondo i tecnici comunali, la ditta «ha accumulato pesanti ritardi e risulta inadempiente» e per questo l’amministrazione si è rivolta a un legale aprendo di fatto la strada verso la risoluzione del contratto.
Un rapporto tormentato fin dal prime battute quello fra la ditta e il Comune, tra richiami e ricorsi, lavori tolti e assegnati alla seconda classificata per poi ri-affidarli, su sentenza del Tar, nuovamente alla Vardanega. Intanto sono trascorsi più di due anni dalla prima firma sul contratto.
Ora nuovi scenari si profilano che faranno slittare ulteriormente i tempi.
«Trovo grottesca l’ultima comunicazione della ditta dal momento che da mesi non vi sono mezzi e uomini all’opera» commenta Riccardo Poletto, il sindaco di Bassano. «Mi sembra più un tentativo di ribaltare la situazione a proprio favore. A questo punto, si rischia di andare davanti a un giudice. In qualsiasi caso, l’impresa dovrà rimuovere le dighe costruite nell’alveo del Brenta a protezione dell’area di cantiere come da ordine di servizio. Altrimenti sarà responsabile di eventuali danni».