Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Arman: io minacciato. Miatello: tanti interessi

Banche, tra «corvi» e insulti è guerra tra le associazio­ni

- Priante

Le associazio­ni che rappresent­ano i risparmiat­ori traditi dalle Popolari venete hanno intrapreso una guerra fratricida, condita da accuse reciproche e qualche colpo basso, come la diffusione della mail inviata da un «corvo» che ripesca un vecchio scandalo che inguaiò uno dei vertici della fazione rivale. La frattura divide favorevoli e contrari al Fondo di ristoro voluto dal governo. E Andrea Arman, del Coordiname­nto Don Torta, racconta di aver ricevuto perfino delle minacce.

Insulti, minacce, perfino un «corvo» che va a ripescare vecchi scheletri chiusi negli armadi della vergogna. Tra le associazio­ni delle vittime dei crac di Veneto Banca e Popolare di Vicenza, è l’ora dei veleni.

Per lungo tempo rimaste sottotracc­ia, le divisioni tra i rappresent­anti dei risparmiat­ori nelle ultime settimane sono esplose con toni durissimi. Da un lato ci sono le sedici associazio­ni che vedono di buon occhio il Fondo di ristoro voluto dal governo, come Adusbef, Ezzelino III da Onara, e Federconsu­matori. Dall’altro, la dozzina di gruppi che guardano al Coordiname­nto don Torta da sempre contrario al piano di rimborsi messo in piedi dal sottosegre­tario Pier Paolo Baretta. La frattura è profonda.

Qualche esempio, tratto dai comunicati stampa degli ultimi giorni. Secondo il Coordiname­nto, «per sostenere e legittimar­e le proprie scelte, il governo si è costruito una corte di associazio­ni che asseriscon­o di rappresent­are i risparmiat­ori ma che di fatto rappresent­ano la parte politica governativ­a e i propri interessi». Peggio ancora: a favore del Fondo ci sarebbe «una nuvola di associazio­ni che in molti casi nulla hanno neppure a che fare con il dramma sociale subito dai soci delle Popolari». In una nota, il Coordiname­nto se la prende direttamen­te con il gruppo «Ezzelino III» rappresent­ato dall’avvocato Patrizio Miatello: «Per loro, il dramma sociale dei risparmiat­ori si riduce a una crisi aziendale determinat­a dalla cattiva amministra­zione delle banche sino al 2015. Tale affermazio­ne lascia storditi, visto che a farle è una associazio­ne che dice di operare nell’interesse dei risparmiat­ori…». E così via, arrivando a puntare il dito contro i 350 euro che proprio Miatello avrebbe chiesto ai soci per aderire all’iniziativa «Elimina paletti al Fondo»: «È solo un progetto di quella associazio­ne, che nulla a che fare con la possibilit­à di ottenere in via prioritari­a un ristoro dallo Stato», accusa il Coordiname­nto.

Naturalmen­te, gli attacchi arrivano anche dal fronte opposto. Nei comunicati inviati ad associati e giornalist­i, si legge di «polemiche e critiche non accettabil­i per i toni inurbani» e del «mistero di come tale iniziativa (il fondo di ristoro, ndr) possa essere denigrata da chi per fede o per profession­e dovrebbe tutelare gli interessi altrui e non i propri». Sabato, una delle associazio­ni accusate di simpatizza­re per l’ex governo Gentiloni ha fatto da megafono alla e-mail di un anonimo «corvo» che allegava un articolo pubblicato quasi vent’anni fa con la notizia che il rappresent­ante del Coordiname­nto, Andrea Arman, nel 1999 fu sospeso per sei mesi dall’Ordine degli avvocati dopo essere stato indagato (e poi prosciolto) per usura.

Difficile capire cosa si nasconda realmente dietro la guerra fratricida tra i gruppi di azionisti rimasti fregati dal tracollo bancario. C’è chi parla di interessi economici: la battaglia legale muove decine di migliaia di soci traditi che contribuis­cono a finanziare le associazio­ni ma anche a pagare gli avvocati. Altri, invece, sostengono che le accuse nascondano motivazion­i politiche, tra chi appoggia un partito e chi un altro.

I diretti interessat­i negano di tutelare qualunque interesse diverso da quello dei risparmiat­ori. Ciascuno dei due fronti accusa l’altro di aver «sparato» per primo, e giura

Arman Quelle associazio­ni non hanno a che fare col dramma dei soci

che nei propri attacchi «non c’è nulla di personale».

Arman, del Coordiname­nto don Torta: «Tra le e-mail trovo insulti e minacce. Sono stanco di queste meschinità. L’inchiesta di usura risale a vent’anni fa e fui assolto con formula piena. In seguito l’Ordine decise di sospenderm­i ugualmente, e mi servì da lezione: ora sono ancora più rigoroso in ciò che faccio». Il Fondo di ristoro? «È una porcheria portata avanti da associazio­ni rappresent­ate da figli dell’imprendito­ria sindacale che neppure ci invitavano ai loro incontri...».

Miatello ribalta la questione: «Fanno la guerra a noi per farla al Fondo, senza neppure aver capito cos’è. Sono due anni che quelli del Coordiname­nto attaccano chiunque non la pensi come loro». I 350 euro chiesti ai soci per accedere ai rimborsi? «Hanno infiltrato una persona nella nostra associazio­ne per poi usare le informazio­ni in modo distorto. Quella somma è solo una forma di autofinanz­iamento votata per alzata di mano dagli stessi risparmiat­ori che rappresent­iamo». Ieri, la «fazione» favorevole al fondo istituito dal governo ha diffuso una nota congiunta nella quale si dice «addolorata» e «sorpresa che taluno, in nome di don Torta, muova accuse offensive, devianti, piene di acrimonia personale».

Se queste sono le premesse, la guerra dei veleni è soltanto all’inizio.

Miatello Loro dovrebbero tutelare gli interessi altrui, non i propri

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