Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Mary Tolusso e i destini incrociati di tre ragazzi
«L’esercizio del distacco» di Mary B. Tolusso: la scrittrice friulana indaga desideri e speranze di tre ragazzi in un collegio fuori dal tempo Sullo sfondo una Trieste mai nominata. Sogni e disillusioni dell’età adulta
«Tutti hanno vissuto ore di una felicità assoluta, alla quale non si dovrebbe sopravvivere». L’incipit è un guizzo di luce, nel romanzo L’esercizio del distacco (Bollati Boringhieri editore, 174 pagine, 14 euro), della scrittrice pordenonese Mary Barbara Tolusso, talento narrativo tra i più vivaci del Nordest. È una storia di attese, desideri e infinite possibilità, ambientata in una Trieste mai nominata, indolente e magica. Proprio l’incipit spalanca la porta a una vicenda in gran parte ambientata in un collegio di lusso, dove gli allievi sono destinati a grandi cose. Tra i viali del parco e le mura protette si forma la loro educazione (anche sentimentale). «Quando mia madre mi abbandonò davanti al portone del collegio avevo quattordici anni. Prima di rimettere in moto la macchina mi aveva accarezzato i capelli. Sono biondi e troppo lunghi. “Dovresti tagliarli” aveva detto. Io avrei voluto tagliare le sue mani per portarle via con me». È la voce narrante della protagonista. In queste righe ci sono le caratteristiche narrative di Mary B. Tolusso: periodi incisivi, frasi evocative, una scrittura cinematografica che mette a fuoco subito colori, atmosfere, personaggi.
Emma, David e la protagonista, sono giovani allievi del collegio, tra loro nasce un triangolo sentimentale potente e indissolubile. Vite che sembrano intrecciate per sempre, si scoprono a poco a poco e si accompagnano in quell’atmosfera ovattata della scuola, tra l’illusione di essere predestinati a grandi cose e la paura di affrontare la vita vera, quella al di fuori delle mura.
Un triangolo elettivo, dove l’amicizia con l’esuberante Emma che piace a tutti, è facile e immediata per la protagonista. Più tormentato l’amore per David, inquieto e bellissimo, tanto che la protagonista si butterà tra le braccia dell’anarchico Nicolas e con lui conoscerà la passione. La fascinazione nostalgica di quei giorni perfetti dell’adolescenza, continuerà negli anni dell’età adulta, anche se i ragazzi si perderanno di vista. Per ognuno di loro il futuro sarà ben diverso da quello che vagheggiavano. Resta nel cuore (e nella mente dei lettori) l’eco di quel momento storico di felicità assoluta, irripetibile, sfilacciata nelle pieghe di esistenze banali.
L’amore eterno diventa rimpianto, la possibilità di un destino grandioso resta sullo sfondo, come qualcosa di mancato, misterioso, inarrivabile. Una fotografia fermerà per sempre lo splendore di quei giorni. David, bello e impossibile come un Louis Garrel, ferma il tempo e nel modo più tragico che esiste non diventa mai adulto. La carismatica Emma si chiude nella più normale delle quotidianità. E la protagonista, resta unica custode malinconica di quel tempo perduto. Cosa avrebbe potuto essere è non è stato? Una domanda esistenziale che spesso l’età adulta porta con sè. L’esercizio del distacco mette in scena quest’inquietudine, traccia la parabola visionaria che accompagna la vita di molti: «A cos’ero destinato?», inquietudine ricorrente di chi non si capacita per ciò che poteva essere e non è stato. Mary Tolusso è efficace nel rendere atmosfere e personaggi, con realismo. Una scrittura nitida, essenziale, a tratti sognante, evocativa come solo certi racconti di Murakami sanno essere. «Ci sentivamo separati da tutto ciò che era fuori - dice la protagonista del romanzo, anni e anni dopo, tornando in quei luoghi, nel collegio in rovina, che diventerà un asilo per bambini stranieri -, come se fossimo migliori di tutto quello che avremmo potuto conoscere. Eppure, allo stesso tempo, eravamo innamorati di tutto quello che non conoscevamo, con lo sguardo fisso ai giorni a venire, in cerca di qualcosa: forse amore, sicuramente felicità».