Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
«Resina» a Trento Carbonera e i silenzi della montagna
CINEMA La pellicola chiuderà il 5 maggio il Festival di Trento ed è ambientata a Luserna, paese al confine con il Veneto. Al centro della storia la vita di un coro. Il regista Carbonera: «Racconto luoghi dove i segreti sono tramandati per generazioni»
«L’idea di questo film nasce nel 2009, al funerale del mio nonno materno, che era tedesco e si chiamava Egon Winter. A Fürstenstein, il piccolo paese della Baviera dove lavorava alla manutenzione delle strade, per accompagnarlo nel suo ultimo viaggio si mossero tre preti, due cori e la banda comunale al gran completo. Ricordo che dovemmo scongiurare la locale associazione dei Veterani perché non facessero sparare i cannoni durante la cerimonia, finendo con l’agitare inutilmente la nonna».
Emozioni forti, Carbonera. Cosa le insegnarono?
«Che nonno Egon era per quella comunità come la resina per un albero, una specie di sangue vegetale che tiene assieme tutto:tronco, rami, foglie e fiori. E che il motivo era molto semplice: con lui il paese perdeva il direttore del suo coro, l’uomo che per una vita intera aveva unito le generazioni tramite la musica, ovvero la lingua della Bellezza».
A nove anni da quel solenne addio, Renzo Carbonera, italo-tedesco nato a Lignano, nel 1980, presenta il film Resina, dove, come a Fürstenstein, la musica si rivela linfa inesauribile che irretisce e affratella i mondi più distanti: il coro di voci maschili di Luserna, paesino montano sul confine fra Veneto e Trentino, e Maria, violoncellista a cui, prima di morire, lo ha lasciato in eredità il vecchio direttore. Impatto a tinte forti, questo fra un gruppo di soli uomini, e la donna cui tocca il compito di guidarlo verso la meta di un concorso ambito, quanto selettivo. Innesco di una trama emotivamente densa, scandita da paesaggi e sequenze