Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Due soccorrito­ri morti sull’Antelao I colleghi li riconoscon­o dagli adesivi

Il dramma dei giovani volontari bellunesi. Il testimone: «Precipitat­i accanto a me»

- Andrea Priante Davide Piol

Una foto. Le creste dell’Antelao colorate dalla luna. Poco più sotto, una luce illumina la piccola finestra dell’edificio che gli escursioni­sti usano come bivacco invernale e lascia solo immaginare ciò che sta avvenendo all’interno della stanza. Gli alpinisti che si sistemano il casco, che controllan­o le corde. L’ultimo sorso di caffè prima di tentare la risalita dell’Oppel, il canale stretto e complicato che porta alla vetta.

L’immagine è stata ripresa poco prima dell’alba di martedì dalla webcam del rifugio Galassi e forse, scrivono su Facebook i gestori, racconta le ultime ore di vita di Enrico Frescura e Alessandro Marengon, i due ragazzi del soccorso alpino bellunese precipitat­i dalla parete rocciosa. L’ennesimo incidente di un ponte del Primo Maggio che ha lasciato sulle Alpi quattordic­i vite. In realtà, dentro quel bivacco illuminato c’erano i quattro alpinisti torinesi che di lì a qualche ora avrebbero assistito al tragico volo dei due bellunesi, e solo per miracolo non sono stati travolti. E così, quella foto trasmette tutta la silenziosa potenza della montagna, la pace dietro la quale si nasconde il pericolo imminente, il destino di chi si salva e chi no.

Per Enrico Frescura, 30 anni, e Alessandro Marengon, 28, entrambi di Domegge, doveva essere un’escursione veloce da finire nel primo pomeriggio. Parcheggia­ta la jeep al Rifugio capanna degli alpini, in fondo alla valle d’Oten, hanno inforcato gli sci e sono partiti. Erano due esperti, con alle spalle diverse imprese sportive, oltre a complicate operazioni di soccorso sulle vette venete. Hanno raggiunto il fondo del canalone in poco tempo. Le condizioni meteo erano ottimali. Caricati gli sci in spalla, hanno indossato i ramponi e cominciato la salita. Un percorso difficile ma che i due giovani alpinisti erano in grado di affrontare. Alle 8.15, giunti quasi alla fine del canale Oppel, sono scivolati e precipitat­i nel vuoto, fermandosi alcune centinaia di metri più in basso. I quattro torinesi che stavano percorrend­o la stessa via, se li sono visti precipitar­e accanto e hanno dato l’allarme.

«Mentre risalivamo - racconta Massimo Giuliberti, che fa parte del Cai piemontese - quei ragazzi si trovavano a circa 200 metri da noi. I miei compagni si erano appena fermati a rifiatare e io li stavo raggiungen­do, un po’ di lato rispetto alla verticale. È per questo che ci siamo salvati: all’improvviso, i due corpi in caduta libera ci hanno sfiorati uno dopo l’altro, legati tra loro, in silenzio come se avessero già perso i sensi. È stato terribile». I quattro alpinisti torinesi sono scesi il più in fretta possibile. «Solo quando siamo tornati alla base del canale, il telefonino ha ripreso a funzionare e abbiamo potuto dare l’allarme. Ma per loro, non c’era più nulla da fare».

Nella sciagura, il dramma dei soccorrito­ri. Ad arrivare sul posto assieme al Suem, infatti, sono stati i volontari del Soccorso Alpino di Pieve, la stessa sezione di cui faceva parte Enrico Frescura. «Abbiamo capito che si trattava di lui e di Alessandro, il collega della squadra del Centro Cadore, solo dopo che le salme sono state ricomposte e portate a valle», racconta il caposezion­e, Federico Zanettin. «Li abbiamo riconosciu­ti dagli effetti personali, come gli adesivi incollati ai caschi...».

Difficile stabilire le cause dell’incidente. Forse uno smottament­o o un appiglio sbagliato in uno dei passaggi più complicati del canalone, che già nei giorni scorsi aveva visto precipitar­e un altro componente del soccorso alpino, Giacomo Schenardi, rimasto gravemente ferito.

«Solo loro sanno cosa è successo», taglia corto Giuliano Baracco, che ha partecipat­o ai soccorsi. «Nessuno ha visto nulla e ormai non cambia niente. Possiamo soltanto ricordare i loro sorrisi e stringerci alle famiglie».

 ??  ??
 ?? (immagine da mountlive.com) ?? Bellunesi Enrico Frescura e Alessandro Marengon. A destra, le due vie di risalita dell’Antelao: quella «normale» (in rosso) e il canale Opel (in blu)
(immagine da mountlive.com) Bellunesi Enrico Frescura e Alessandro Marengon. A destra, le due vie di risalita dell’Antelao: quella «normale» (in rosso) e il canale Opel (in blu)
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy