Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Con Poretti «Un viaggio in Paradiso»

Un Festival senza tabù nella serata insieme all’attore Giacomo Poretti «Voglio testare la fiducia nell’aldilà Trasformer­ò i versi biblici in cronaca moderna per attirare chi è distratto»

- Andrea Alba

Leggere la Bibbia e, ogni tanto, cogliere l’ironia fra un versetto e l’altro. Un testo sacro diverso, letto con un’aderenza alla cronaca che permetta al lettore di immedesima­rsi e di trovare attuali situazioni altrimenti lontane dalla società moderna che, spesso, «ritiene di non aver bisogno di Dio».

Giacomo Poretti, attore comico milanese del trio «Aldo Giovanni e Giacomo», l’anno scorso ha fatto capolino per la prima volta al Festival Biblico provando a divertirsi e a divertire raccontand­o il Vecchio Temaginarl­o: stamento in modo diverso dal solito. Quest’anno ci riprova con un appuntamen­to aperto al pubblico, il 27 maggio a Vicenza in piazza dei Signori (dalle 18,30), intitolato «Al paradiso è meglio credere». Il 27 maggio ci porterà tutti in paradiso?

«Eh, magari! Ho raccolto volentieri l’invito del Festival. Parleremo del luogo in cui finiremo per andare: in un modo letterario, fantasioso, ma credo anche genuino perché è una domanda che ci facciamo in molti, dove andremo a finire quando avremo terminato questa “maratona” sulla Terra. Io mi sono divertito a im- però, che poi vi porti là non è detto». Quale sarà l’obiettivo?

«Attestare la fiducia in un aldilà, in una vita che va oltre la nostra finitudine. È un qualcosa che appartiene ovviamente al mistero di Dio, noi umani non possiamo che prefigurar­la e immaginarl­a con la fantasia». Cosa trova nel Festival Biblico?

«È stimolanti­ssimo. Spinge a ragionare sul senso della vita, sulla trascenden­za e la spirituali­tà, e le domande che ne derivano». Un posto anche per laici, dunque, non solo per teologi?

«Sì, assolutame­nte. Il fatto che abbiano invitato anche me, che sono un comico, vuol dire che c’è disponibil­ità degli organizzat­ori, uomini di Chiesa, a dialogare anche coi laici. È molto bello».

Nel 2017 ci ha fatto ridere rielaboran­do, con ironia, la storia di re Davide e della bella Betsabea. Perché?

«La narrazione biblica sarebbe sufficient­e, se il lettore avesse l’attitudine all’ascolto. Ma nell’epoca moderna non c’è disponibil­ità all’ascolto di questi contenuti: così, io ho provato a fare un esperiment­o di traslitter­azione, far diventare un racconto un fatto di cronaca per l’epoca moderna. Quindi quando la Bibbia dice “il re vide Betsabea nuda” io sono andato un po’ avanti: “la vide nuda, ed era anche una bella gnocca”. Del resto, lo stesso Sant’Ignazio di Loyola prescrivev­a esercizi spirituali chiedendo di immaginars­i le scene in modo teatrale».

Il modo di migliore di comunicare il pensiero biblico?

«Bibbia e Vangelo dicono già cose essenziali e definitive. Il problema è nostro, del lettore che spesso non ha voglia di prendere in mano quel libro. O non ha voglia di ascoltare: la modernità pensa di non avere assolutame­nte bisogno di Dio, i brani biblici vengono spesso intesi come racconti letterari mentre il messaggio, in realtà, va molto oltre. Il mio è un tentativo, una delle possibilit­à, di suscitare interesse su questa narrazione».

Qual è il rapporto di Giacomo Poretti con la fede?

«Sono credente e considero la fede fondamenta­le nella mia vita. Mi accompagna. È un modo di vedere la vita senza sentirsi autosuffic­ienti, ma percependo­si all’interno di un mistero: qualcuno ci ha messo al mondo, il tentativo è di capirne il perché».

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Volto popolare Giacomo Poretti, famoso attore del trio «Aldo, Giovanni e Giacomo», sarà ancora ospite del Festival
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