Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Con Poretti «Un viaggio in Paradiso»
Un Festival senza tabù nella serata insieme all’attore Giacomo Poretti «Voglio testare la fiducia nell’aldilà Trasformerò i versi biblici in cronaca moderna per attirare chi è distratto»
Leggere la Bibbia e, ogni tanto, cogliere l’ironia fra un versetto e l’altro. Un testo sacro diverso, letto con un’aderenza alla cronaca che permetta al lettore di immedesimarsi e di trovare attuali situazioni altrimenti lontane dalla società moderna che, spesso, «ritiene di non aver bisogno di Dio».
Giacomo Poretti, attore comico milanese del trio «Aldo Giovanni e Giacomo», l’anno scorso ha fatto capolino per la prima volta al Festival Biblico provando a divertirsi e a divertire raccontando il Vecchio Temaginarlo: stamento in modo diverso dal solito. Quest’anno ci riprova con un appuntamento aperto al pubblico, il 27 maggio a Vicenza in piazza dei Signori (dalle 18,30), intitolato «Al paradiso è meglio credere». Il 27 maggio ci porterà tutti in paradiso?
«Eh, magari! Ho raccolto volentieri l’invito del Festival. Parleremo del luogo in cui finiremo per andare: in un modo letterario, fantasioso, ma credo anche genuino perché è una domanda che ci facciamo in molti, dove andremo a finire quando avremo terminato questa “maratona” sulla Terra. Io mi sono divertito a im- però, che poi vi porti là non è detto». Quale sarà l’obiettivo?
«Attestare la fiducia in un aldilà, in una vita che va oltre la nostra finitudine. È un qualcosa che appartiene ovviamente al mistero di Dio, noi umani non possiamo che prefigurarla e immaginarla con la fantasia». Cosa trova nel Festival Biblico?
«È stimolantissimo. Spinge a ragionare sul senso della vita, sulla trascendenza e la spiritualità, e le domande che ne derivano». Un posto anche per laici, dunque, non solo per teologi?
«Sì, assolutamente. Il fatto che abbiano invitato anche me, che sono un comico, vuol dire che c’è disponibilità degli organizzatori, uomini di Chiesa, a dialogare anche coi laici. È molto bello».
Nel 2017 ci ha fatto ridere rielaborando, con ironia, la storia di re Davide e della bella Betsabea. Perché?
«La narrazione biblica sarebbe sufficiente, se il lettore avesse l’attitudine all’ascolto. Ma nell’epoca moderna non c’è disponibilità all’ascolto di questi contenuti: così, io ho provato a fare un esperimento di traslitterazione, far diventare un racconto un fatto di cronaca per l’epoca moderna. Quindi quando la Bibbia dice “il re vide Betsabea nuda” io sono andato un po’ avanti: “la vide nuda, ed era anche una bella gnocca”. Del resto, lo stesso Sant’Ignazio di Loyola prescriveva esercizi spirituali chiedendo di immaginarsi le scene in modo teatrale».
Il modo di migliore di comunicare il pensiero biblico?
«Bibbia e Vangelo dicono già cose essenziali e definitive. Il problema è nostro, del lettore che spesso non ha voglia di prendere in mano quel libro. O non ha voglia di ascoltare: la modernità pensa di non avere assolutamente bisogno di Dio, i brani biblici vengono spesso intesi come racconti letterari mentre il messaggio, in realtà, va molto oltre. Il mio è un tentativo, una delle possibilità, di suscitare interesse su questa narrazione».
Qual è il rapporto di Giacomo Poretti con la fede?
«Sono credente e considero la fede fondamentale nella mia vita. Mi accompagna. È un modo di vedere la vita senza sentirsi autosufficienti, ma percependosi all’interno di un mistero: qualcuno ci ha messo al mondo, il tentativo è di capirne il perché».