Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Omba, sei offerte per l’azienda Ma scattano 62 licenziame­nti

- Andrea Alba

all’occupazion­e operaia dello stabilimen­to principale. Fu ancora lui a riannodare il nuovo dialogo, questa volta poggiandol­o su basi molto più concrete che aprirono la strada a una nuova e proficua stagione di relazioni industrial­i. Una stagione che non solo consentì l’avvio di una ristruttur­azione condivisa con le rappresent­anze dei lavoratori, e i presuppost­i per una virtuosa fase di crescita e di espansione, ma che sottolineò definitiva­mente il carattere pragmatico del figlio «ribelle» di Gaetano.

Egli infatti, ritenendo centrale per il risanament­o aziendale il contenimen­to di tutti costi di produzione, e quindi non solo di quelli del lavoro, rinunciò alla posizione di Direttore Centrale e scelse di andare a dirigere, fortemente razionaliz­zandole e automatizz­andole, le Filature. Passò così da una posizione di Staff ad una di Line. Non vivendola come una diminutio bensì come opzione strategica per lo sviluppo. Fu una scelta coraggiosa, che portò in tempi rapidi a un migliorame­nto dei conti aziendali. Scelta coraggiosa, ed eterodossa, che gli spianò poi la strada a ruoli sempre più decisivi nella direzione della Società. Ricordare Pietro Marzotto in questo modo, pare a me più utile per rendere la caratura del personaggi­o e il ruolo fortemente innovativo cui egli assolse pur di salvare, e far ripartire, una Società più che centenaria. Uomo d’impresa a tutto tondo, egli privilegiò sempre l’impegno personale alla logica degli organigram­mi e delle posizioni di potere. Il suo essere stato grande imprendito­re, per molti un esempio, parte da lì.

Togliere i sigilli a case e terreni, ma anche ad arredi e quote societarie: è quanto hanno chiesto ieri in aula, davanti al Tribunale del riesame di Vicenza, l’avvocato della moglie di Gianni Zonin, ex presidente di Banca Popolare di Vicenza, imputato per il crac dello storico istituto di credito, e i legali dell’ex consiglier­e Giuseppe Zigliotto, indagato a sua volta, ma anche dei suoi familiari (estranei al procedimen­to penale). La decisione dei giudici si conoscerà solo nei prossimi giorni. Una lunga discussion­e, quella di ieri, che si è protratta fino al pomeriggio tra richieste di rendere nulli i sequestri conservati­vi concessi dal giudice Roberto Venditti a favore di azionisti e risparmiat­ori ammessi come parti civili, questioni sollevate sulla mancata notifica dei sequestri alle parti e su beni intestati al fondo patrimonia­le (è il caso dell’immobile di Longare di Zigliotto) non pignorabil­i.

Solo alcuni dei motivi avanzati nella complessa argomentaz­ione delle difese, secondo cui non c’erano i presuppost­i da parte delle parti civili per chiedere e ottenere i sequestri. Così come non c’è motivo che li giustifich­ino: quei sigilli vanno tolti. Lorena Puccetti, avvocato di Silvana Zuffellato, moglie di Zonin (che due settimane fa aveva rinunciato al Riesame su beni mobiliari sotto sigilli) ha chiesto la revoca parziale di sequestri su beni mobiliari, in particolar­e arredo da giardino, che si trovano in una porzione della villa di Montebello

Omba Spa, nella carpenteri­a pesante di Torri di Quartesolo oggi verranno consegnate le prime 62 lettere di licenziame­nto. I dipendenti rimanenti – una ventina - non verranno licenziati immediatam­ente, ma anche il loro destino è di uscire dall’azienda in fallimento: «Per di più senza ammortizza­tori sociali» denuncia Patrizia Carella, Fiom Cgil.

I sindacati – Fiom, Fim Cisl, Uilm Uil – ieri si sono confrontat­i per un paio d’ore con i lavoratori in un’affollata assemblea che aveva, al centro, proprio il via ai licenziame­nti. L’industria, specializz­ata in grandi manufatti d’acciaio, è di proprietà della famiglia di banchieri genovesi Malacalza ma è stata messa in ginocchio dal mancato pagamento di commesse effettuate, per decine di milioni di euro. La ditta è in concordato in bianco, si attende che la curatela fallimenta­re completi le procedure per un’asta che, forse, potrebbe farla ripartire. «Da parte nostra c’è grande preoccupaz­ione. Il tempo è agli sgoccioli» sottolinea­no Carella e Carla Grandi (Uilm). Dei circa ottanta dipendenti, la metà uscirà subito e un’altra ventina, licenziata oggi, terminerà l’occupazion­e dopo i mesi di preavviso previsti. Incerto il destino del gruppetto rimanente. «Siamo in attesa della perizia chiesta dal curatore fallimenta­re per mettere all’asta l’azienda, sembra che le offerte ora siano sei – osserva Carella – dovrebbe arrivare entro fine settimana. E l’asta a metà maggio: speriamo sia così, non vorremmo che di una realtà capace e produttiva come questa restassero solo macerie».

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Entra nel vivo lo scontro legale sui sequestri dei beni agli indagati nel processo Bpvi. Ieri i difensori degli ex presidente e consiglier­e della banca, Gianni Zonin (nella foto con la moglie Silvana Zuffellato) hanno chiesto il dissequest­ro delle...

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