Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
«Un piano sicurezza per tutta Padova»
Il prefetto: stazione, i residenti aiutino. Zone con problemi ma anche reati in calo
Renato Franceschelli guarda ai dati («I reati calano») più che alle sottolineature sull’insicurezza della Stazione, di via Cairoli o dell’area Pp1: «Polemiche sterili», dice il prefetto. Certo qualche problema nella zona di massimo transito in città c’è, ma fisiologico: «Ci sono anche tanti arresti, che non fanno notizia». C’è l’invito ai residenti a collaborare, e ai privati a lavorare sul degrado del Pp1, quindi l’annuncio di un piano sicurezza per tutta la provincia.
«La sicurezza non è fatta solo dagli arresti. Ovvio che ogni ente, dalle forze dell’ordine all’amministrazione comunale, ha il suo ruolo, ma quando la lotta alla criminalità passa attraverso il decoro urbano, l’arredo, l’apertura degli esercizi commerciali, ecco che ne parliamo tutti insieme. Senza nessuna incrinatura nei rapporti tra palazzo Santo Stefano e palazzo Moroni». A dirlo è il prefetto di Padova, Renato Franceschelli, dopo giorni in cui in città tengono banco le polemiche sulla sicurezza, o piuttosto sulla mancata sicurezza, della zona attorno la stazione, via Cairoli e la tanto famigerata area del Pp1, quel quadrilatero tra via Tommaseo, via Gozzi, via Trieste e via Valeri. «Polemiche infondate», precisa però subito Franceschelli.
Prefetto, che l’area della stazione sia una delle più degradate della città non si può negare.
«No, assolutamente, ma come tutte le stazioni delle grandi città. Non a caso, sono le uniche aree inserite nel decreto Minniti in cui si può usare il daspo. Ha idea di quante persone passano ogni giorno in quella zona? È un’area di passaggio, ricettacolo di sbandati, e Padova di sicuro non fa eccezione. Ma i numeri ci dicono che i reati sono in diminuzione. E per carità, ci sono episodi violenti, come quello del ricercatore aggredito poche sere fa, ma ce ne sono anche tanti positivi, molti arresti che fanno meno notizia».
Nel Comitato per la sicurezza pubblica di mercoledì avete parlato di misure ben precise con i rappresentanti delle forze dell’ordine e con il vicesindaco Arturo Lorenzoni. Quali?
«Abbiamo deciso di potenziare l’illuminazione, la videosorveglianza e le misure per facilitare il reinsediamento commerciale. Un’area viva è più sicura. Non possiamo mettere un agente di polizia ad ogni angolo, e quindi anche la cura urbana è strumento di sicurezza. L’amministrazione comunale è sulla strada giusta, ma ha bisogno dei suoi tempi. In ogni caso, il Cosp è un appuntamento fisso, che si tiene ogni settimana. E non è stato convocato perché c’è un’emergenza. Anzi, le do una notizia».
Quale?
«Domani (oggi,ndr.) si terrà un Cosp allargato a tutti i Comuni della cintura urbana, alla “Grande Padova”. Non vogliamo togliere le prerogative ai singoli sindaci, ma riteniamo che alcune misure sulla viabilità, la videosorveglianza, la gestione dell’ordine pubblico, sono più efficaci se prese di comune accordo. È il primo di quattro appuntamenti centrati sulle principali macroaree della provincia».
Tornando alla città, il Pp1 ha una particolarità: una commistione tra pubblico e privato che rende difficile per gli enti agire. Che si può fare quindi?
«Anche i privati hanno una responsabilità: innanzitutto devono mantenere il decoro. Devono fare in modo che le aree non siano un ritrovo di sbandati o spacciatori, e quindi devono chiuderle. E questo vale anche per un profilo igienico. E poi non si può più tollerare lo spaccio per quieto vivere: i titolari dei bar o dei negozi non possono accettare che nel loro locale si venda droga per evitare problemi. E infine, se si vedono comportamenti illeciti, si ha il dovere di segnalarlo alle forze dell’ordine, e non di denunciarlo sui social o ai media solo per fare polemica, perché queste lasciano il tempo che trovano».