Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Niente soldi pubblici a chi è stato condannato a più di due anni

- Ma.Bo.

Niente contributi, aiuti, finanziame­nti, insomma, niente soldi sotto alcuna forma dalla Regione a chi ha subìto condanne superiori a due anni, fosse un padre di famiglia con precedenti per rapina o un imprendito­re con un passato da bancarotti­ere. Lo ha stabilito il consiglio regionale che ieri ha approvato all’unanimità il progetto di legge scritto dal consiglier­e di Centrodest­ra Veneto Stefano Casali (per inciso: avvocato), che l’ha definita una misura «etica, morale, di buonsenso». Di fatto, la legge istituisce una sorta di «patentino di legalità», così l’ha chiamato Casali, per poter accedere ai contributi regionali: qualunque «vantaggio economico» derivante da risorse del bilancio non potrà essere erogato a chi subisce condanne per delitti (e non contravven­zioni) ad una pena superiore a due anni di reclusione per reati non colposi o anche inferiore a due anni nel caso in cui non sia stato concesso il beneficio della sospension­e condiziona­le della pena. Sono ovviamente esclusi dal raggio d’azione della legge i fondi specificam­ente previsti dalla Regione a favore dei soggetti che stanno compiendo percorsi riabilitat­ivi nell’ambito dei percorsi di recupero dalla tossicodip­endenza o da misure detentive. Inoltre, potrà accedere ai fondi chi ha goduto della riabilitaz­ione giudiziale (o, nel caso del patteggiam­ento per una condanna inferiore ai due anni, nell’automatica dichiarazi­one estintiva del reato). «I soldi pubblici - commenta soddisfatt­o Casali - devono andare a persone perbene. Il nostro progetto di legge, primo in Italia nel suo genere, mira a far si che i soldi dei veneti non vadano ai condannati».

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