Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Donne e lavoro: stipendi più bassi di quasi un terzo Nasce il patto Regione-Atenei
Donne e lavoro, a demolire l’illusione di una presunta parità fra uomo e donna ci pensano i numeri. Dimostrando, a suon di paradossi, che la strada è lunga e tortuosa. Le donne venete studiano molto di più dei maschi ma dopo l’università guadagnano molto meno e raggiungono di rado posizioni apicali. Peccato, perché, spiega l’assessore regionale alla Formazione e al Lavoro Elena Donazzan: «Ci risulta che le aziende con dirigenti donne falliscano molto meno e abbiano una gestione più oculata del bilancio». Il report veneto curato dalla Consigliera regionale per le pari opportunità Sandra Miotto interroga 1170 aziende con più di 100 dipendenti. Piluccando fra le percentuali si capisce che il part time è donna all’88%. Le retribuzioni? A parità di mansione lo stipendio di un uomo è 39.600 euro e di 29.300 per una donna. E solo una su dieci arriva a rivestire un ruolo dirigenziale. E, ancora, le dimissioni volontarie in Veneto sono state nel 2016 4256 di cui il 78% di lavoratrici. Il soffitto di cristallo ha la consistenza del piombo. Il rosario di numeri negativi continua anche quando i dati sono apparentemente positivi. Le università venete confermano che la grande maggioranza di laureate e dottori di ricerca sono donne. Nel mondo delle Pmi quasi una donna su tre tra i 30 e i 34 anni è laureata, mentre nella stessa fascia di età lo è solo un uomo su 5. Eppure i dati sugli stipendi e gli avanzamenti di carriera sono desolanti. Subito dopo l’università, quindi, la giusta aspirazione alla parità si infrange contro quel famoso soffitto di cristallo.
L’ultima iniziativa per invertire la rotta, in ordine di tempo, è la firma del protocollo d’intesa fra l’assessorato regionale alla Formazione e al Lavoro, la Consigliera per le pari opportunità e gli atenei veneti: Padova, Ca’ Foscari e Iuav di Venezia e Verona. Obiettivi molteplici: si parte con la messa in comune dei big data sulla parità di genere, cioè le statistiche regionali e le banche dati di Inps e Inail cui lavorerà una task force mista fra gli atenei. «Serviva un approccio multidisciplinare e chi meglio della nostra eccellenza accademica? dice Donazzan - perché il tema non si limita al divario di reddito, vogliamo scandagliare le carriere tronche per l’impossibilità di coniugare vita familiare e lavoro, ad esempio, ma, soprattutto, dare una sferzata modificando una cultura che viene da lontano». «Sei su otto delle nostre scuole, con l’esclusione per ora delle roccaforti maschili di ingegneria e scienze - commenta il rettore di Padova Rosario Rizzuto - sono a maggioranza femminile, iniziamo da qui». Il collega scaligero Nicola Sartor incalza: «Alle mie tantissime dottorande raccomando di non perdere la propria voce, di alzarla quando serve ad avere un trattamento equo». Agostino Cortesi di Ca’ Foscari e Monica Centanni di Iuav parlano di sfida scientifica per le donne e di algoritmo culturale da cambiare.