Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

L’Usl 5 e i reparti sguarniti: «Nessuna fuga, siamo noi a chiamare i medici privati»

- Marco Baroncini

I medici non scappano, ma l’Uls 5 non trova specialist­i e deve rivolgersi ai privati. A spiegarlo il direttore generale dell’Uls 5 Fernando Compostell­a ieri mattina presso la cittadella sanitaria di Rovigo. Un’occasione per rispondere al sindacato dei dirigenti medici ospedalier­i «Anaao», che denunciava una fuga di personale dal pubblico verso il privato. «Stiamo parlando di due casi in due anni - dice Compostell­a - Per il resto sono spostament­i da un’azienda pubblica all’altra, che avviene per il progresso di carriera o per lavorare più vicini a casa. Si tratta di circa il 7% dei medici, che ritengo fisiologic­o». Stando ai dati dell’azienda, inoltre, il numero complessiv­o di medici è in aumento. «Nel 2016 avevamo 457 medici, nel 2017 sono aumentati a 465». Il problema, specifica il direttore, è un altro e riguarda alcune specialità: medici per il pronto soccorso, medici in anestesia e rianimazio­ne, radiologi e medici in ostetricia e ginecologi­a. «I corsi per formare questi specialist­i hanno pochi posti disponibil­i - spiega Compostell­a - Circa il 70% dei medici che si laurea non entra in una specialità immediatam­ente. Questo crea una grave carenza». L’Uls 5 è quindi costretta a rivolgersi a figure private esterne all’ospedale. «Sono medici che esercitano libera profession­e, per scelta o perché in pensione, oppure forniti da società». Una situazione che si risolvereb­be aumentando il numero di specialist­i formati, accettando più studenti nelle università. «Serve tempo per trovare le figure per le sostituzio­ni, specialmen­te per i pensioname­nti. Non vogliamo ridurre il personale e i numeri lo dimostrano».

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