Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
L’Usl 5 e i reparti sguarniti: «Nessuna fuga, siamo noi a chiamare i medici privati»
I medici non scappano, ma l’Uls 5 non trova specialisti e deve rivolgersi ai privati. A spiegarlo il direttore generale dell’Uls 5 Fernando Compostella ieri mattina presso la cittadella sanitaria di Rovigo. Un’occasione per rispondere al sindacato dei dirigenti medici ospedalieri «Anaao», che denunciava una fuga di personale dal pubblico verso il privato. «Stiamo parlando di due casi in due anni - dice Compostella - Per il resto sono spostamenti da un’azienda pubblica all’altra, che avviene per il progresso di carriera o per lavorare più vicini a casa. Si tratta di circa il 7% dei medici, che ritengo fisiologico». Stando ai dati dell’azienda, inoltre, il numero complessivo di medici è in aumento. «Nel 2016 avevamo 457 medici, nel 2017 sono aumentati a 465». Il problema, specifica il direttore, è un altro e riguarda alcune specialità: medici per il pronto soccorso, medici in anestesia e rianimazione, radiologi e medici in ostetricia e ginecologia. «I corsi per formare questi specialisti hanno pochi posti disponibili - spiega Compostella - Circa il 70% dei medici che si laurea non entra in una specialità immediatamente. Questo crea una grave carenza». L’Uls 5 è quindi costretta a rivolgersi a figure private esterne all’ospedale. «Sono medici che esercitano libera professione, per scelta o perché in pensione, oppure forniti da società». Una situazione che si risolverebbe aumentando il numero di specialisti formati, accettando più studenti nelle università. «Serve tempo per trovare le figure per le sostituzioni, specialmente per i pensionamenti. Non vogliamo ridurre il personale e i numeri lo dimostrano».