Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Padovani morti in barca a vela Tutto da rifare per la terza volta
Tutto da rifare: sembra non aver fine il processo nei confronti dell’imprenditore croato Tomislav Horvatincic, accusato di aver provocato in uno scontro tra barche la morte dei padovani Francesco Salpietro e Marinelda Patella il 16 agosto 2011 al largo di Primosten, in Dalmazia. Dopo lo schianto con la barca a vela dei coniugi italiani, il magnate croato a bordo del suo potente motoscafo si diede alla fuga. Ai poliziotti disse di aver cercato di attirare l’attenzione dei Salpietro, ma senza successo, e fece addirittura un disegno della posizione delle imbarcazioni. Per il giudice aveva inserito il pilota automatico dove non doveva e arriva così una prima condanna per omicidio colposo plurimo: 20 mesi. Pochissimi, eppure la difesa ricorre in appello. Si ripete il processo e nell’ottobre scorso il tribunale croato assolve l’imprenditore, già reduce da 31 condanne per reati stradali: la corte ha accolto la teoria della difesa secondo cui al momento dell’incidente l’imprenditore era affetto da una perdita di coscienza temporanea, causata da una «mutazione degenerativa della cervicale», e quindi non era imputabile. Una sentenza che aveva fatto discutere molto l’opinione pubblica in Croazia, oltre a suscitare l’indignazione dei parenti dell’ingegnere padovano e della moglie. L’assoluzione però è stata impugnata e ieri la Corte d’appello di Zara ha respinto questa tesi, ordinando la ripetizione del processo. Ad occuparsi del caso, stavolta, dovrà essere un collegio di giudici completamente estraneo al processo.