Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Dopo la B, il sogno: «Giù l’Euganeo e facciamo il nuovo stadio da zero»
Il presidente Bonetto chiama politica e industriali: «Insieme possiamo farcela»
Un nuovo stadio al posto dell’Euganeo. Con l’obiettivo di ricreare, in viale Rocco anziché in via Carducci, quel «catino infuocato» che, fino a 24 anni fa, era il mitico Appiani. Un impianto, finalmente, solo per il calcio. Quindi senza la pista d’atletica, con gli spalti attaccati al terreno di gioco e con una capienza di almeno 18mila spettatori. Così da poter eventualmente ospitare, senza bisogno di deroghe, non solo partite di serie A, ma anche competizioni continentali e internazionali.
Ecco il sogno che, sotto forma di progetto, il presidente del Calcio Padova, Roberto Bonetto, presenterà tra un mese alla giunta comunale. «Magari, sarebbe bellissimo», hanno reagito ieri mattina, dopo aver ascoltato le parole del patron biancoscudato, il sindaco Sergio Giordani e l’assessore allo Sport, Diego Bonavina, mentre la squadra veniva ricevuta a Palazzo Moroni per celebrare il fresco ritorno in B. «Gli stadi di proprietà sono il futuro – hanno poi ribadito il primo cittadino e il suo fedelissimo – Le amministrazioni pubbliche possono dare una mano. Ma gli stadi oggi vanno costruiti con soldi privati».
Presidente Bonetto, torniamo un attimo alla festa di domenica scorsa in piazza dei Frutti e ai fischi che gli ultras della Tribuna Fattori hanno riservato a Giordani. Che ne pensa?
«Il sindaco è stato coraggioso perché si è presentato in piazza nonostante sapesse che l’avrebbero fischiato».
Gli ultras non perdonano al sindaco il fatto di aver interrotto la trasformazione del Plebiscito nel nuovo stadio del Padova. È vero?
«È proprio così. Ma i ragazzi della curva, giovani e meno giovani, devono capire che i soldi sono quelli che sono e che il Comune non può fare i campi da calcio al posto degli asili. Mi pare un concetto che qualsiasi ebete dovrebbe essere in grado di comprendere».
A lei piaceva il progetto del Plebiscito?
«Io non penso mai al passato, preferisco guardare avanti. Quello del Plebiscito era un progetto dell’ex sindaco Massimo Bitonci, che ci è sempre stato vicino. Così come ci è sempre vicino pure Giordani, che ha una visione differente rispetto a quella del suo predecessore».
Lo sa che il sindaco e l’assessore Bonavina hanno stanziato un milione e 300mila euro, e ne hanno chiesti altri due al Coni e al ministero dello Sport, per mettere mano all’Euganeo, spostando il campo sotto le tribune e costruendo la nuova curva Sud coperta?
«Lo so. E spero che i lavori comincino presto. Ma il mio sogno è un altro».
Che sogno ha?
«Demolire l’Euganeo e fare un nuovo stadio con almeno 18mila posti e con attorno non un centro commerciale, come si era pensato in origine, ma qualche piccolo negozio e un parco tematico con palestra, centro medico-sportivo
Plebiscito Di solito non penso mai al passato, Bitonci ci è stato vicino ma lo è anche Giordani
e spazi sociali».
E quanto costerebbe questa operazione? «Basta fare un rapido calcolo, uno stadio costa in media 1.500 euro a posto».
Facendo la moltiplicazione vengono ventisette milioni di euro. Non è un po’ tanto?
«Già. E infatti a me e ai miei soci farebbe piacere che, oltre al Comune, ci dessero una mano anche le altre istituzioni cittadine. Penso ad esempio a Confindustria e Camera di Commercio e, perché no, pure ai tanti parlamentari eletti di Padova e provincia. Se non sbaglio, la presidente del Senato (Maria Elisabetta Alberti Casellati, ndr) è padovana. Insomma, la nostra squadra è un patrimonio di tutta la città. E abbiamo calcolato che, un nuovo stadio come quello che abbiamo in mente, sarebbe capace di creare un indotto di parecchi milioni di euro».
A che punto è il progetto del nuovo centro di allenamento chiamato Padovanello?
«Direi a buon punto. E si farà a prescindere dal nuovo stadio. L’idea è quella di realizzare, sempre attorno all’Euganeo, anche la nuova sede della società, sette campi da calcio, una foresteria e una palazzina per gli uffici del Coni».
In bocca al lupo.
«Crepi. Ne abbiamo bisogno».
I fischi Capisco la rabbia dei ragazzi della curva ma il Comune deve fare gli asili non gli stadi